Il copione è lo stesso. Incendi o tentati incendi dolosi, isolati e apparentemente inspiegabili. In luoghi distanti e contro i target più vari.
È toccato a un magazzino in Inghilterra, a una fabbrica di vernici in Polonia, a degli edifici in Lettonia, a uno store Ikea in Lituania e a una base militare in Germania. Tutti eventi finora mai collegati che, secondo l’intelligence europea, sarebbero riconducibili a operazioni di sabotaggio orchestrate dal Gru, il servizio segreto militare russo.
Gli attacchi farebbero parte di una strategia studiata dalla Russia per ritardare le consegne di armi a Kiev. Anche il modus operandi avallerebbe il coinvolgimento degli 007 russi: ingaggiare agenti sul posto per mantenersi nella «zona grigia», dove il nesso con Mosca, anche se ipotizzato, resta difficile da dimostrare. Con il plus di creare l’impressione di una crescente riluttanza europea a sostenere Kiev.
Dopo una fase silente, dovuta all’espulsione a raffica degli agenti russi successiva all’invasione dell’Ucraina, la guerra «segreta» di Mosca in Europa si è riorganizzata e ha alzato il tiro. I ripetuti attacchi informatici e la disinformazione mezzo social sono solo la punta della strategia di destabilizzazione. Poi, c’è la parte più «fisica» ad allertare le intelligence occidentali. «I russi – ci dice Oleksandr V. Danylyuk del Royal United Services Institute di Londra, centro che monitora le operazioni ibride di Mosca – hanno iniziato a testare la loro capacità di reclutare stranieri per diversi tipi di sabotaggio. L’infrastruttura del sostegno militare occidentale all’Ucraina è solo l’obiettivo più ovvio per tali test».
Di cui le recenti serie di incendi ed esplosioni sarebbero solo l’inizio. «Molto presto – aggiunge l’esperto di guerra multidimensionale – in Occidente potremmo vedere sempre più casi di violenza, compresi omicidi politici e attacchi terroristici organizzati da proxy russi».
Per le azioni di sabotaggio, Mosca non solo può contare su cani sciolti sottopagati da reclutare via social, ma dispone di una potente rete di delegati politici molto ben finanziati che potrebbero persino diventare membri di parlamenti e governi. «Il paese più in pericolo – dice Danylyuk – è la Francia, ma ci sono rischi per la Grecia, l’Italia, la Spagna e la Germania. È una vera pandemia che richiede una riforma completa dell’approccio».
Riforma su cui il controspionaggio occidentale pare essere in ritardo. Questo perché, secondo l’ex coordinatore della piattaforma Ucraina-Nato per il contrasto delle minacce ibride – si è concentrato principalmente sugli ufficiali dell’intelligence russa di stanza nelle ambasciate sotto copertura diplomatica, «bucando» tutto il resto del vastissimo apparato di spionaggio del Cremlino in Occidente. Che è composto per la maggior parte da agenti che non usano affatto una copertura ufficiale, molti dei quali sono veri e propri «clandestini» e non sono mai stati cittadini russi: la testa di ponte ideale per seminare un’instabilità diffusa e destinata a crescere.
«Mosca sa bene che l’Occidente ha paura di arrivare alla guerra diretta
con la Russia, così – spiega Danylyuk – aumenterà le operazioni della zona grigia, di cui potrà negare ogni responsabilità». Un modo «coperto» per portare la guerra in Europa, scongiurando lo scontro diretto con la Nato.