“Più che il timore di infiltrazione c’è il timore di alterazione della discussione, la suggestione di immettere qualche elemento più tossico che, come accaduto già in passato, può portarci a un certo punto a delle conseguenze dannose per la tenuta della sicurezza nazionale e dell’ordine pubblico”. Così il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, intervenendo nel corso della presentazione del libro ‘Realpolitik. Il disordine mondiale e le minacce per l’Italia’ di Giampiero Massolo e Francesco Bechis al Campus Luiss di Roma, ha parlato del “timore di infiltrazioni” nelle università italiane che protestano per sostenere la causa palestinese.
Nel mondo attuale, dunque, secondo Piantedosi,“dobbiamo uniformare la nostra appartenenza al mondo occidentale, che è un patrimonio di valori” e“dobbiamo perseguire l’interesse nazionale”. “Dal punto di vista della gestione dell’ordine pubblico occorre” agire “senza danneggiare la comunità”, sentenzia il ministro. Il titolare del Viminale ha parlato anche della minaccia jihadista e ha rivelato che dall’inizio dell’anno stati espulsi 64“potenziali lupi solitari” e che il rischio maggiore consiste “nelle sollecitazioni di singoli soggetti che possono essere spinti ad abbracciare la ‘causa'” piuttosto che in una “riorganizzazione strutturale” dei fondamentalisti. Piantedosi ha poi evidenziato che la minaccia russa di alterazione del sistema democratico, a dieci giorni dalle Europee, non è inesistente “ma non ha prodotto effetti in termini di disinformazione in generale” e non ha condizionato le elezioni. Non sono stati registrati “tentativi di ingerenza digitale sul web e azioni ostili che possano condizionare la campagna elettorale” e, in ogni caso, l’Italia è al riparo dagli hacker dato che nel nostro Paese non è ancora previsto il voto elettronico. Un eventuale attacco “avrebbe risultati importanti di tipo reputazionale ma non sarebbe in grado di alterare il risultato del voto”.
A tal proposito, il presidente del Copasir, Lorenzo Guerini, ha invitato a riflettere sugli strumenti di “difesa poiché la minaccia alla cybersicurezza è in crescita”. Ma non solo. Esiste una difficolta a gestire le crisi poiché “l’ordine internazionale a cui eravamo abituati non c’è più e quello nuovo è ancora da definire”, ha spiegato Guerini che, all’orizzonte vede “la gestione dell’imprevedibile” come “una sfida da dover affrontare nel contesto di salto tecnologico in cui siamo immersi”. L’esponente dem non si è sottratto alle polemiche scaturite dopo le esternazioni dell’ex direttore di Avvenire Marco Tarquinio:“Sulla Nato la posizione del Pd è molto chiara, non c’è da discutere e non perdo tempo a commentare parole in libertà”. E, poi, ha aggiunto:“Siamo un Paese fondatore dell’Alleanza Atlantica, è l’architettura di sicurezza nella quale siamo collocati”. Quanto al sostegno all’Ucraina, Guerini ha ricordato che ben 5 degli 8 pacchetti di aiuti militari a Kiev portano la sua firma e che il Pd sostiene sin dall’inizio Kiev “senza se e senza ma”. Secondo l’esponente dem“il Pd è un grande partito” dove “si discute e poi si decide” e la collocazione filo-atlantica non si tocca.
Anche il presidente dell’Ispi, Giampiero Massolo, co-autore del libro presentato alla Luiss, ha definito“velleitario pensare che l’Europa possa viaggiare in mare aperto senza gli Stati Uniti” e l’Unione Europea “deve fare una scelta di campo occidentale” e, pertanto, va rafforzata.