«Tutti mi telefonavano per velocizzare le pratiche» del porto, avrebbe detto ai pm l’ex presidente dell’autorità portuale, l’unico finito in carcere nell’inchiesta ligure con l’accusa di corruzione. Paolo Emilio Signorini, in poco meno di tre ore, ha spiegato ai magistrati il contesto in cui il governatore Giovanni Toti «mi telefonò per velocizzare la pratica del Terminal Rinfuse». La «pratica» è il rinnovo della concessione all’imprenditore Aldo Spinelli, che per l’accusa è il presunto corruttore e quella proroga il presunto oggetto del do ut des.
Ma l’allora numero uno del porto spiega anche ai magistrati che «quella era una pratica aperta con Aldo Spinelli nel 2019, ci stava che nel 2021 sollecitassero». Insomma la difesa del manager è di «avere sempre operato nell’interesse pubblico e del porto». Ha ribadito che quel rinnovo andava fatto, e che i regali che lui ha percepito da Spinelli – soggiorni di lusso a Montecarlo, un braccialetto in oro Cartier, una borsa Chanel, fichés per il Casinò – non sarebbero stati mazzette ma frutto di un’amicizia «inopportuna». E che l’interessamento del governatore alla proroga va inquadrato in un contesto che rischiava di provocare un contenzioso tra terminalisti. I suoi legali chiederanno nei prossimi giorni la scarcerazione e si sono messi a disposizione per un eventuale nuovo interrogatorio.
Intanto il governatore Toti è ai domiciliari nella sua casa di Ameglia, e valuta con il suo legale, Stefano Savi, i prossimi passi. Non è stata ancora depositata al gip l’istanza di revoca della misura cautelare: «Stiamo valutando tempi, modi e contenuti», spiega l’avvocato. Si sta ancora ragionando su quando e come presentarla, anche alla luce del diniego di due giorni fa a quella avanzata dai legali di Aldo Spinelli. Il gip ha stabilito che sussistono ancora le esigenze cautelari, per il rischio di inquinamento probatorio e reiterazione del reato. Una decisione che potrebbe essere replicata sulla richiesta del governatore. Per questo si è resa necessaria una riflessione sui tempi.
La Procura di Genova, nei vari filoni di indagine, starebbe verificando anche la vendita da parte di Spinelli di quote del suo Gruppo nel 2022, dopo aver ottenuto la proroga della concessione del Terminal Rinfuse, che ha valorizzato la sua società sul mercato. Nell’informativa della guardia di finanza viene descritta la vendita del 45 per cento detenuto dal fondo inglese Icon ai tedeschi di Hapag-Lloyd. Dopo l’operazione viene captata una conversazione ambientale, in cui Spinelli spiega l’aumento del valore della società con l’ingresso della compagnia tedesca: «Tu pensa adesso il valore che prende l’azienda entrando questi qua! Perché questi ti portano volumi di lavoro quanti ne vuoi!». I finanzieri annotano che l’imprenditore «aggiungeva che gli era stato corrisposto un premio», dal fondo Icon, che aveva acquistato – prima della cessione ai tedeschi – un ulteriore 4% delle quote del gruppo Spinelli. I finanzieri scrivono che, intercettato, l’imprenditore parla, riferendosi a questo 4 per cento, di un premio «da 20 milioni di euro (a fronte di una richiesta di 50), specificando che gli altri 30 milioni gli fossero stati dati con modalità diverse (…
gli altri trenta me l’ha dati… va beh)». Sugli «altri trenta» indagano ora i pm di Genova. Per capire se alle dichiarazioni di Spinelli corrispondano atti ufficiali. Sia il fondo Icon che la Hapag sono estranei all’indagine.