Mentre le Idf continuano le operazioni nella Striscia di Gaza, l’opposizione israeliana si è coalizzata in un “blocco anti-Bibi”. Secondo quanto riportato dal Times of Israel, Yair Lapid ha incontrato i leader dei partiti di destra Ysrael Beytenu e Nuova Speranza, Avigdor Liberman e Gideon Sàar, nel tentativo di coordinare un’alleanza che dovrebbe lavorare assieme per far cadere il governo di Benjamin Netanyahu.
I tre hanno annunciato di aver concordato “un piano d’azione per sostituire il governo per il bene del futuro dello Stato di Israele” e hanno fatto sapere di aspettarsi che Benny Gantz, capo del partito di centro Unità Nazionale, “si dimetta e si unisca al forum per sostituire l’esecutivo”. Un segnale lampante, questo, delle divisioni crescenti all’interno dello Stato ebraico e dell’insoddisfazione per il modo in cui il premier sta gestendo il conflitto. Nel corso dei mesi, Netanyahu è stato più volte accusato di prolungare le operazioni nella Striscia di Gaza per rimanere al potere e di aver abbandonato gli ostaggi al loro destino.
Per quanto riguarda Benny Gantz, il leader moderato ed ex capo di Stato maggiore dell’esercito è entrato a far parte del governo e del gabinetto di guerra dopo gli attacchi del 7 ottobre. Il 18 maggio, ha presentato un ultimatum: darà tempo al primo ministro fino all’8 giugno per presentare un programma dettagliato per il conflitto, altrimenti lascerà l’esecutivo. Secondo Gantz, il piano deve comprendere sei obiettivi, tra cui il rilascio degli ostaggi, la sconfitta di Hamas e il ritorno a casa degli sfollati nel nord di Israele, allontanati dalle loro case per i continui attacchi degli Hezbollah. “Se si sceglie di condurre la nazione verso l’abisso, ci ritireremo dal governo”, ha dichiarato nel suo discorso al Kfar Maccabiah Hotel. “Una piccola minoranza ha preso il controllo del ponte di comando della nave israeliana e la sta conducendo verso un muro di rocce”.
Una situazione complessa per Netanyahu, dunque, già bersaglio delle proteste delle famiglie dei rapiti, della comunità internazionale per gli attacchi a Rafah e delle critiche da parte dell’apparato militare e del team di negoziatori incaricato di raggiungere un accordo con Hamas.
I vertici dei servizi di sicurezza lo hanno accusato di non prendere decisioni fondamentali, mettendo a rischio i risultati dell’esercito, mentre uno dei membri della della squadra diplomatica, il generale riservista Nitzan Alon, ha affermato che il mandato affidato alla delegazione di cui fa parte non sarebbe abbastanza ampio per ottenere risultati concreti e che il governo non acconsentirà mai ad un accordo sugli ostaggi.