– Sandro Veronesi e altri scrittori si rifiutano di andare alla Buchmesse in solidarietà con Saviano che ne è stato escluso. Usando il linguaggio ormai proprio anche di Papa Francesco, verrebbe da chiudere la nota con un modestissimo “e ‘sti…”. Invece facciamo nostro il ragionamento di Marcello Veneziani, il quale giustamente trova “fastidiosa la presenza del partito degli intellettuali che in qualche modo interviene, decide, sanziona e pretende di essere un potere per diritto divino”. Un partito che “include alcuni ed esclude altri” e che, aggiungiamo noi, si schiera per ideologia al fianco degli amici. Anche quando non v’è alcun motivo serio. Se il commissario governativo ha ritenuto di non invitare mr Gomorra un motivo ci sarà, ne ha diritto e tanti saluti al martire. Sarà per un’altra volta.
– La Corea del Nord lancia palloncini con sterco umano e immondizia verso la Corea del Sud. Deprecabile, ma sempre meglio delle bombe.
– La riforma della giustizia passa in Cdm e il ministro Nordio, giustamente, la presenta come una rivoluzione. Lo stesso sostiene Meloni. Noi, che di mestiere siamo scettici, aspettiamo di vedere come andrà finire alla fine delle innumerevoli letture in Parlamento. Ma la strada è quella giusta, nonostante gli sgambetti del Colle.
– L’Anm già annuncia uno sciopero. Legittimo, sia chiaro. Ma una cosa è certa: la riforma della giustizia, con la separazione delle carriere, era inclusa nel programma elettorale del centrodestra. Dunque bene fa il governo ad attuare quanto promesso agli elettori che l’hanno votato anche per questo. L’Anm insomma può protestare quanto vuole, e ne ha facoltà. Ma deve ricordare che “la volontà popolare è sacra”. E va rispettata, anche quando non piace.
– Pare che Emmanuel Macron e Olaf Scholz vogliano fare le scarpe a Ursula von der Leyen. Le manovre per la prossima commissione sono iniziate, ma è ancora presto per tirare le somme. Prima c’è un dettaglio che in Italia non siamo soliti considerare molto: la volontà popolare, che si esprime tramite elezioni.
– Regione Lombardia nega il patrocinio al Gay Pride di Milano e Beppe Sala non ci sta. “Non capisco dove stia il problema”, ha detto il sindaco, secondo cui la decisione “a questo punto è puramente ideologica e non pratica”. Domanda: ma per quale ragione la Regione, scusate il gioco di parole, dovrebbe assegnare il patrocinio ad una manifestazioni di cui non condivide i valori e che, peraltro, è politicamente avversa alla maggioranza che guida il Paese e la Lombardia? Sala ci spieghi: si comportasse diversamente, Fontana farebbe la figura dell’incoerente o dello scemo.
– Sul premierato non bisogna dare per scontato che si arriverà a referendum. C’è sempre l’ipotesi che il Parlamento riesca a modificare la Costituzione con una larga maggioranza tale da escludere il ricorso al corpo elettorale. Difficile, ma non impossibile. Di certo sarebbe il modo migliore per evitare un passaggio che – per quanto Meloni tenda a separarlo dall’azione di governo – potrebbe avere qualche ripercussione politica.
– Avete sentito la risposta di Vincenzo De Luca a “quella stronza” della Meloni? Il governatore ci ha messo 24 ore per reagire, pare perché non avesse sentito bene. Ma qualcosa non torna nella ricostruzione del governatore: la sua reazione ha bisogno del Var. A sorprendere i più è stato il fatto che De Luca, di solito dalla parlantina facile, sia rimasto inebetito di fronte all’ingresso della premier. La versione del governatore è di aver “appreso sono nel pomeriggio dai social della performance che era cominciata qualche metro prima” e di non aver udito la parola incriminata: “Ho sentito solo quando si è avvicinata a me ‘presidente come sta’ e infatti ho risposto ‘bene in salute, benvenuta qui’”. Sicuri? Rivediamola al var. Nel video si vede chiaramente che Meloni afferma la parola “presidente” – che De Luca sostiene di aver sentito – un istante prima di presentarsi come “quella stronza”, per poi chiedere subito dopo “come sta”. Delle due l’una: o De Luca ha l’udito selettivo, e della frase “presidente De Luca, quella stronza della Meloni, come sta?, ha sentito solo la prima parte e l’ultima – guarda caso perdendosi cioè che mezzo mondo ha sentito chiaramente dal filmato; oppure non riesce ad ammettere di essere rimasto col cerino in mano. Propendiamo per la seconda ipotesi.
– La disfida proseguirà. Venerdì è attesa la replica del governatore nella sua ormai classica diretta. Intanto però il Var certifica: mi sa che De Luca c’è rimasto sotto.
– Scrive Repubblica sulle parole di Bergoglio: “È questo il bersaglio della sua polemica, e la connotazione tipicamente romanesca della parola «frociaggine» fa pensare che avesse in mente proprio un certo ambiente della capitale. Un coacervo di clericalismo, ossessione per riti e paramenti liturgici, e tradizionalismo teologico e dottrinale che costituisce il brodo di coltura di quella lobby gay che, al fondo, è una resistenza al cambiamento”. Quindi oggi scopriamo che anche la “lobby gay” è colpa dei tradizionalisti. Io boh. Non è che di mezzo ci sono pure i Russi e le scie chimiche?
– Pur di difendere Bergoglio,
l’amato Papa progressista (?), oggi Merlo su Repubblica arriva a elogiare chi – come Vannacci – sta “dentro la realtà e usa tutte le lingue” anche quelle del politicamente scorretto. Benvenuto tra noi, Francé.