Al via le operazioni della prima forza multi-dominio nell’Indo-Pacifico. Creata nel 2018, come unità sperimentale, la 1st Multi-Domain Task Force degli Stati Uniti, accende i motori nelle Filippine per testare una nuova generazione di armamenti. La prima, di cinque unità di questo genere, è dotata di capacità cinetica e composta da battaglioni operativi per obiettivi “a lungo raggio”, oltre, che, per il supporto delle operazioni di protezione antincendio e battaglioni “multi-dominio”.
Quest’ultimi, impiegati un tempo come divisioni dell’intelligence ed electronic warfare, sono formati, a loro volta, da sei compagnie incentrate sul “dominio dell’informazione, l’intelligence dei segnali e sul rilevamento degli “effetti sugli obiettivi”. Quella per il Pacifico è denominata Erse ed è stazionata a Luzon, ed impiegata nell’esercitazioni Balikatan. Quest’ultima, come si apprende, ha il fine di testare le criticità relative alla “negazione dell’accesso regionale, da parte del nemico”. Dall’analisi delle risorse si evince che Erse includa tre plotoni con competenze differenti e suddivise per la “guerra elettronica, velivoli senza equipaggio ed un’altra per i palloni-spia ad alta quota.
Velivoli, palloni ed il dominio dello spettro elettromagnetico
Le narrative descrivono che i test effettuati riguardino tecnologie basate sul concetto della “resistenza ultra lunga”. Ed una di queste è il velivolo di classe Kraus Hamdani Aerospace K1000. Lo stesso, si recepisce, avrebbe sorvolato con successo il Mar Cinese Meridionale riuscendo a raccogliere dati importanti per la Extended Range Sensing and Effects Company che è sempre parte della task-force Usa.
Le sue caratteristiche indicano che, quest’ultimo, monti pannelli solari sulle ali e che abbia già battuto il record di “resistenza”, volando per ben “76 ore”. Al momento s’innalza mediante apparecchi in movimento e non è dotato di carrello per l’atterraggio. Inoltre, non è rilevabile da sensori e radar in quanto secondo i costruttori verrebbe confuso dagli intercettori per un uccello. Attualmente, però, l’azienda madre starebbe sviluppando anche una versione a decollo e discesa verticale per i modelli ad ala fissa così da poter soddisfare tutte le diverse esigenze atmosferiche. Nei recenti test sembrerebbe che, tale modulo, sia riuscito a mostrare immagini ingrandite, “delle aree d’interesse”, al suo centro operativo, consentendo, di fatto, la trasmissione di “files, anche alle truppe filippine”.
Sotto il progetto Stratospheric Microballon of Urban Sky, invece, la stessa compagnia sta testando anche palloni, dotati di sensori per la sorveglianza ed il rilevamento ad alta quota. Quest’ultimi, come è riportato, potrebbero essere utilizzati per il trasporto di carichi e forniscono un’ottima capacità di rete oltre ad essere difficili da rilevare. Le loro particolari caratteristiche facilitano l’impiego da posizioni complicate e sono capaci di fornire informazioni meteorologiche da condividere con il personale filippino.
Una corsa senza tempo agli armamenti insomma che riguarda principalmente anche la gestione ed il dominio dello spettro elettromagnetico, nei territori limitrofi a Taiwan.
A conferma di ciò potrebbero risultare indicative le dichiarazioni del responsabile militare della Erse, sulla questione ha detto: “Lo spettro è una risorsa critica nei conflitti moderni, poiché coloro che ne hanno il controllo possono manipolare le comunicazioni, la guida delle armi, oltre a tanto altro”.