Che la legge elettorale regionale abbia dei difetti sono in molti a pensarlo. E c’è già chi promette che uno dei primi impegni del prossimo Consiglio regionale piemontese sarà di correggere i «difetti» di questa legge. Intanto si registra la prima «vittima» del sistema. Anzi di vittime ce ne sono più d’una. Andiamo con ordine. Nella circoscrizione di Biella (provincia che non raggiunge i 200mila abitanti) i candidati per ogni partito sono soltanto due. Quindi per applicare la legge sulle «quote» di genere ogni partito deve candidare un uomo e una donna. Accade così che Forza Italia candida Lorenzo Leardi in tandem con Francesca Guabello. La candidatura di Leardi (già due volte consigliere regionale poi incappato nell’indagine Rimborsopoli) viene però respinta. La sua presenza in lista è stata giudicata illegittima per via dei tempi della sua riabilitazione dopo l’interdizione dai pubblici uffici seguita alla sentenza del giudice. Secondo i legali di Leardi al momento della sua iscrizione nelle liste il candidato azzurro era già eleggibile.
Senza Leardi in lista decade anche la Guabello (la sua sola presenza non rispetterebbe la norma della divisione delle candidature) e Forza Italia si ritrova senza candidati e quindi senza simbolo. Perdendo uno dei sette collegi provinciali Forza Italia dovrebbe rinunciare a qualcosa come lo 0,6/0,7% del voto complessivo. Cifra non altissima ma sufficiente per bloccare l’elezione di un consigliere.
«Questo meccanismo elettorale ci penalizza – commenta il parlamentare biellese Roberto Pella -. Non è possibile che a causa di un cavillo amministrativo venga impedito a un partito come il nostro di presentare il suo simbolo e a una candidata legittimamente scelta come la Guabello di presentarsi».