«Meno gente va a votare, più forte andremo noi». Gli analisti elettorali del Pd lo dicono chiaro: con l’astensionismo, che si preannuncia assai alto, Elly Schlein ha solo da guadagnare.
Perché, spiegano, andranno a votare «i grandi centri urbani, le Ztl, l’elettorato d’opinione anti-governativo». Al Nazareno circola ottimismo, e ci si tiene pronti a rispolverare lo slogan delle primarie 2023: «Gli ripeteremo: non ci avete visto arrivare», confida Elly ai suoi. Un messaggio rivolto agli avversari esterni, certo (da Giorgia Meloni a Giuseppe Conte), ma anche alla fronda interna: se le Europee andranno come la segretaria si aspetta, sarà zittita: sopra il 20% «di sicuro», dicono i bookmaker dem, con la seria possibilità di raggiungere (lei spera addirittura di superare) la soglia delle ultime europee, 22,7%. Certo, restano lontane le vette irripetibili del 41% di Matteo Renzi, ma per Schlein il successo sarebbe indiscutibile: accorciare la distanza con la «competitor» Giorgia Meloni e ampliare quella con M5s. Che, nelle previsioni confessate dallo stesso Giuseppe Conte ai suoi, «starà intorno al 10%».
Dario Franceschini (nella foto), spesso il più lesto a percepire il clima, ha tirato le briglie ai suoi: «Sia chiaro che Elly ce la teniamo, dopo le Europee: vedrete che andranno molto meglio di quanto si dica». Certo, era stato tra i primi a bocciare la scelta di Schlein di firmare il referendum Cgil sul Jobs Act: «Non lo sottoscrivo». E in privato non nasconde le critiche al modo in cui la leader, di cui è stato Grande Elettore, gestisce la politica e i rapporti interni. Ma ha scelto anche di esporsi pubblicamente, una settimana fa, per ribadire che Elly «è stata eletta segretaria fino al 2027, e così sarà». Anche se, ha aggiunto, «dopo le Europee inizierà un percorso complicato, che lei dovrà guidare, per costruire la coalizione».
Un percorso che avrà come primo snodo, avvertono in molti, la raffica di elezioni regionali e comunali del prossimo anno, che vedono in ballo roccaforti dem: Campania, Puglia, Toscana, Milano, solo per citare le principali. Ed è su quelle scadenze che i critici interni di Elly hanno spostato l’orizzonte, un tempo fissato sulle Europee: perderne una o più di una riaprirebbe il conflitto interno. Qualche suspense c’è anche su Firenze, dove si vota il 9 giugno: già finire al ballottaggio, per il Pd, sarebbe uno smacco.
Ma per ora, se le cose il 9 giugno andranno come pare, «Schlein è blindata», ammette un dirigente della minoranza. Anche perché, con abili manovre, la segretaria ha addomesticato la fronda: con Stefano Bonaccini, l’ex antagonista ora capolista nel Nordest, ha stretto un patto di ferro nel nome della «unità del partito». Con Nicola Zingaretti, candidato numero 2 nel Centro dove lei è capolista, pure. Entrambi puntano allo stesso traguardo: diventare capogruppo Pd in Europa. Così tra i due si è scatenata una guerra (virtuosa ai fini della segretaria, perché porta voti) per chi si aggiudicherà più preferenze. Che sono diventate il terreno della guerra interna, il grande «fixing» tra le correnti. Nel Nordovest i riformisti lombardi Gori, Maran, Fiano, Tinagli puntano a superare Cecilia Strada, capolista scelta dalla segretaria. Nel Nordest, Bonaccini straccerà senza problemi l’ambientalista schleiniania Annalisa Corrado, ma la segretaria cerca di trainare il paladino Lgbt Zan (l’unico che Schlein ha piazzato in due circoscrizioni, per dargli certezza di elezione). Al Centro, Schlein scommette su sé stessa (punta a almeno 500mila preferenze) e sull’uscente Camilla Laureti, mentre il «pacifista» anti-ucraino Marco Tarquinio lamenta di essere stato «lasciato solo» (con gli amici di Sant’Egidio) perché Elly non lo invita alle sue iniziative. Zingaretti deve vedersela con big come Mancini, Bettini e Gualtieri che sostengono il sindaco di Pesaro Ricci contro di lui.
E poi c’è il Sud, dove il lanciatissimo Antonio Decaro e la vicepresidente del Parlamento europeo Pina Picierno cercano di superare la capolista Lucia Annunziata, sostenuta da Schlein e dal governatore De Luca (che però ha da pensare anche al suo candidato Lello Topo). Un tutti contro tutti che finisce per portar acqua al mulino di Elly.