– Roberto Saviano viene escluso dal programma italiano della Buchmesse 2024 a Francoforte e i giornali online, per un motivo a noi inspiegabile, lo scodellano in home page. Fateci capire: il martire Roberto deve essere per forza incluso nelle kermesse culturali a rappresentare l’Italia? È l’unico autore di cui disponiamo? No. Infatti al suo posto andranno “altri scrittori”, come spiegato dal commissario Mazza. Spacciarla come lesa maestà, oltre ad essere sciocco, appare ingiusto nei confronti di chi fa lo stesso mestiere di Saviano, magari con meno rumore.
– Ps: tra le scrittrici ci saranno, tra gli altri, Chiara Valerio (non proprio meloniana) e Carlo Rovelli (non esattamente un reazionario). Ah: era era stato invitato pure il presunto censurato Antonio Scurati, che ha preferito non esserci. Quindi: de che stamo a parla?
– Brutta gatta da pelare per Elly Schlein: il buon Marco Tarquinio, candidato per le sue posizioni pacifiste, non certo per quelle contro l’aborto, sostiene che bisogna “sciogliere la Nato”. “Non si può fare in un giorno, ma va fatto”. Cosa ne pensano i riformisti e i centristi del Pd? Contenti?
– Imbarazzanti i giornali di oggi che di fatto ignorano la notizia sul verbale di Roberto Spinelli e non calcano la mano sul tremendo errore della procura, che nel verbale ha scambiato i finanziamenti “leciti” per “illeciti”. Giorni fa avevano dato ampio risalto al “giallo”, adesso glissano. Che schifo.
– Dieci e lode al premier che, presentandosi a Caivano, si avvicina a Vincenzo De Luca e si presenta: “Piacere, sono quella stronza della Meloni”, facendo riferimento ad una poco educata frase del governatore nei suoi confronti. La faccia di De Luca, tra il basito e il sorpreso, è da Oscar. Magico.
– Brutte notizie per Piero Fassino, dopo le indiscrezioni di ieri. Il Duty Free di Fiumicino non intende ritirare la denuncia per furto, tanto che “allo stato non esiste alcuna trattativa”. Dal profumo di accordo al profumo di fregatura.
– Avete presente il sermone dell’imam all’Università di Torino? C’è un dettaglio che forse vi è sfuggito ed è scritto lì, sulla colonna, con un pennarello. A scovare il dettaglio è stata la redazione di Quarta Repubblica ed è un particolare incredibile. Si legge, letterale: “Cago sopra il patriarcato”. Che poi è uno degli inni delle femministe nostrane. Perché è importante sottolinearlo? Perché quella stessa colonna sorreggeva la rete che divideva le donne dagli uomini durante la preghiera, in quella sorta di “recinto” già visto in altre occasioni, come a Roma durante la celebrazione in piazza del ramadan. Il punto non è se sia giusto o meno in un rito dividere maschi e femmine; il punto è mostrare plasticamente il cortocircuito del femminismo odierno. Un femminismo fatto di grandi battaglie contro il “patriarcato”, pronto a mobilitarsi in tutte le piazze, ma capace di denunciarlo solo quando a metterlo in atto è l’uomo bianco e occidentale. Un femminismo che a parole si dice a difesa di tutte le donne, salvo provare empatia selettiva verso le ebree stuprate e uccise da Hamas. Dopo aver visto questa foto, suggeriamo un nuovo motto: “Abbasso il patriarcato, Allah Akbar”.
– Adorabile l’impazzimento collettivo della sinistra pro-Lgbt e progressista in genere per le parole di Papa Francesco. Vendola, per dire, è “stupefatto” visto che Bergoglio aveva avviato un “mutamento del tono e dello stile del discorso”. Qui più che un passo avanti e uno indietro, di Annalisiana memoria, siamo alla retromarcia ingranata a tutta velocità. Contrordine compagni arcobaleno: il Santo Padre non piace più come prima.
– Anche se, l’avesse detta Ratzinger una frase del genere sui “froci”, l’avrebbero già sepolto di improperi.
Mi fa notare un amico: ci sarebbero state sommosse in tutto il mondo.
– Negli ultimi mesi, comunque, Bergoglio s’è scagliato contro l’aborto, contro l’utero in affitto, contro la teoria gender e ora contro i gay. Il centrodestra non poteva chiedere di meglio.