– Repubblica dedica un articolo su un bando per l’acquisto di caffè al Pirellone. Titolo: “Caffè lunghissimo a Palazzo Lombardia: 45 mila cialde l’anno per la fornitura della Regione”. Facciamo un calcolo: 45mila cialde all’anno fanno 3750 al mese, diviso 24 giorni lavorativi sono 156 cialde al giorno. Ipotizzando tre caffè al dì per ognuno (mattina, pranzo e pomeriggio, anche se a chi scrive ne occorrono 5), significa che la fornitura coprirà il fabbisogno di 52 persone tra amministratori, lavoratori, politici ed eventuali ospiti del Palazzo della Regione più grande e produttiva d’Italia. Davvero vi sembra così scandaloso?
– La nuova costituzionalista tirata fuori dalla Stampa per attaccare il premierato si chiama Loredana Berté secondo cui bisogna aver rispetto della costituzione. E se lo dice lei…
– Bel racconto di Paolo Giordano sul Corriere che spiega le lotte intestine in Georgia tra chi sostiene il partito di governo, il Sogno Georgiano, autore della discussa legge sugli agenti stranieri; e chi invece sogna Tiblisi nell’Ue. Neppure una riga, però, per ricordare che il partito oggi al centro delle polemiche e considerato una sorta di Orban-2 la vendetta, in realtà, era membro osservatore del Partito Socialista Europeo. Sarà stata sicuramente una svista…
– Dall’inchiesta sul presunto pestaggio di Cristiano Iovino, per cui è indagato Fedez con i suoi amici, spunta il video della presunta aggressione. Il condizionale è d’obbligo, visto che le versioni sui fatti divergono e non ci sono al momento pronunce dei giudici al netto delle testimonianze. Nel filmato si vede un soggetto avanzare verso la vittima con fare spavaldo, salvo poi indietreggiare rapidamente quando le cose si fanno serie proteggendosi dietro la banda di sgherri al suo fianco. Non so se quell’individuo ripreso dalle telecamere sia davvero Fedez, impossibile capirlo vista la scarsa qualità dei filmati. Ma una cosa è certa: l’ignoto tizio è un coniglio. Fa il gradasso, poi scappa.
– I cinesi vorrebbero iniziare a produrre le loro auto elettriche a basso costo in Europa. Sono venuti in Italia e hanno scoperto che da noi aprire una fabbrica “è difficile”. Benvenuti.
– Se pure Papa Francesco parla di “troppa frociaggine” nei seminari, al netto di un possibile errore dovuto all’italiano che non è la sua lingua madre, allora è impossibile sorprendersi che il generale Vannacci abbia venduto centinaia di migliaia di copie. E poi: se è arrivato a dirlo in pubblico, di fronte ai progressivissimi vescovi italiani, chissà quante volte de averlo utilizzato in privato…
– Bene fa Meloni a cominciare sin da ora a ribadire che, a differenza di Renzi, in caso di sconfitta al referendum sul premierato lei non lascerà Palazzo Chigi. È un ritornello che deve iniziare a ripetere mese dopo mese, per farlo sedimentare nella testa degli italiani, e convincere così l’opinione pubblica che non sarà un referendum su di lei. L’errore di Renzi non va ripetuto. E magari questa volta gli elettori andranno a votare pensando alla Costituzione da aggiornare e non al governo di turno, come accadde sia nel 2006 che nel 2016. Speriamo bene.
– Si è parlato molto del video che Giorgia Meloni ha indirizzato ai telespettatori di La7 i quali, scherzando e in maniera provocatoria, sono stati tranquillizzati sul fatto che nessun regime verrà instaurato in Italia come alcune trasmissioni di La7 vorrebbero far credere. Sul tema anche Enrico Mentana ha detto la sua. Eppure dell’intervista concessa ad Annalisa Cuzzocrea è un altro il passaggio fondamentale e riguarda Telemeloni. Dice il direttore: “La gente ragiona con la propria testa. La prova è che chi ha controllato la Rai, dal 1994, ha sempre perso le elezioni”. Cioè il Pd. Punto.
– Elly Schlein sostiene che i finanziamenti del governo alla sanità non debbano essere calcolati in termini assoluti (ci sono più euro di ieri) ma in rapporto al Pil. Adesso mi spiego perché i conti in Italia non tornano mai.
– Il Fatto Quotidiano chiede una “imposta minima globale sui mega ricchi”. Pare che colpendo 3mila miliardari nel mondo, si potrebbe ottenere un gettito di 250 miliardi per finanziare le varie transizioni energetiche e verdi. Bello, eh. Ma è perverso. Per principio. Se oggi autorizziamo un prelievo forzoso una tantum sui super ricchi, diamo il via ad un modus operandi che prima o poi scenderà di livello: dopo i super ricchi toccherà ai ricchi, infine alla classe media. Ed è lì che s’annida la fregatura.
– Domanda semplice semplice: come possiamo fidarci ad occhi chiusi delle 9mila pagine dell’indagine contro Giovanni Toti se il verbale di un interrogatorio conteneva un errore che definire marchiano è anche poco? Piccolo riassunto. Nei giorni scorsi Roberto Spinelli, figlio di Aldo, entrambi indagati, è stato sentito dai pm di Genova in merito alla maxi inchiesta che sta terremotando la Liguria. Durante l’interrogatorio, Roberto conferma che i finanziamenti a Toti erano tutti “leciti”. Tutto sembra filare liscio come l’olio, se non che poche ore dopo scoppia il caso: la trascrizione ufficiale, redatta da un software, riporta il termine “illeciti”, cioè irregolari, e guarda caso una manina fa finire tutto alla stampa. Quando gli avvocati di Spinelli leggono il resoconto saltano sulla sedia, inviano una pec al giudice, sostengono che il loro assistito abbia detto chiaramente “leciti” e ne nasce un presunto “giallo”. Tanto che stamattina il giudice, gli avvocati e i pm si sono ritrovati per riascoltare il nastro e convenire che effettivamente Spinelli aveva sostenuto la liceità dei finanziamenti. Le riflessioni sono due. Primo: se diamo per scontato che a commettere l’errore sia stato il software, ci chiediamo: ma era davvero impossibile notare l’errore prima di metterlo agli atti? Ad ascoltare l’audio, decisamente pulito, prendere fischi per fiaschi era davvero difficile. Anche per l’intelligenza artificiale. Secondo: se su un audio registrato in una stanza chiusa, senza condizionamenti, le toghe sono riuscite a produrre un pastrocchio simile, figuratevi cosa può accadere in ore e ore di intercettazioni ambientali e telefoniche, dove spesso l’audio risulta disturbato e gli intercettati parlano con mezze frasi, allusioni e toni che andrebbero interpretati.
– L’audio-gate allora deve diventare un monito. Deve insegnarci che prendere per oro colato quello che sta scritto nel fascicolo dei pm, come tradizione del circo mediatico italiano, è pericoloso.
Non solo perché finisce con fornire al pubblico solo la versione dell’accusa, senza prima sentire quella dell’indagato. Ma anche perché dà per scontato che nelle 9mila pagine non ci siano altri errori grossolani come quello della parola “illeciti” mai pronunciata. Dopo quanto successo, sareste pronti a metterci la mano sul fuoco?