Oltre vent’anni fa lavorava nei palazzi della politica come potente sottosegretario nei governi di centrosinistra guidati da Romano Prodi, Massimo D’Alema Giuliano Amato; adesso si ritrova a doversi difendere dalle pesanti accuse di corruzione e turbativa d’asta: si tratta della parabola di Antonio Bargone. Più volte viceministro ai Lavori pubblici tra il 1996 e il 2001, l’esponente politico ora risulta indagato per avere percepito 64mila euro per “oliare” i rapporti di un’impresa (la Rillo) in un appalto per lavori autostradali. Un appalto da capogiro: 76 milioni di euro.
Secondo quanto riferisce il Corriere della Sera, Bargone si sarebbe servito delle competenze del manager pubblico Vincenzo Voci per veicolare l’appalto a Fulvio Rillo, mentre quest’ultimo – dal canto suo – gli avrebbe promesso una “dazione” di 360mila euro (più 100mila a Voci). L’imprenditore, invece, avrebbe impiegato il suo più stretto collaboratore, Gian Paolo Venturi, per chiudere l’accordo. Come si deduce dall’avviso di conclusione delle indagini, Venturi “metteva in contatto i predetti fra loro“, “concludeva l’accordo corruttivo” e “trattava le condizioni economiche e le modalità di pagamento“.
Per Bargone erano già stati disposti i domiciliari
Dopo di che si recava presso Aspi per “assumere informazioni da Voci sullo sviluppo della procedura mentre la stessa era in corso“; in questo modo “acquisiva notizie riservate da Voci, da Bargone e da personale Aspi sull’andamento della gara e sulla pubblicazione dell’aggiudicazione” e “sollecitava Rillo al pagamento degli importi pattuiti“. Il pm Carlo Villani contesta anche la turbativa d’asta ai quattro indagati (Bargone, Rillo, Venturi, Voci) che determinavano l’esclusione di Consorzio Agro s.c.a.r.l. “già ritenuta economicamente più vantaggiosa dalla commissione giudicatrice e proposta per l’aggiudicazione provvisoria“.
Brindisino classe 1947 trasferito a Roma, Antonio Bargone si era dimesso dal suo ruolo ai vertici della Società Autostrada Tirrenica dopo che il gip di Benevento aveva disposto, nei suoi confronti, gli arresti domiciliari nel dicembre 2021. Diverse volte parlamentare del Pci, Ds e Ulivo, è stato sottosegretario di Stato per cinque anni. Dopo gli incarichi politici, era arrivato appunto al vertice della società autostrada tirrenica e, in questo contesto, si occupava di lavori di manutenzione in Puglia, Campania e Lazio.
Bargone è anche accusato di avere emesso una fattura “avente ad oggetto prestazioni professionali mai rese e comunque non rese per l’importo indicato in fattura” con l’obiettivo di evadere le tasse sull’Iva e di “dissimulare il prezzo della corruzione“.