Giuseppe Conte scodella la sorpresa. O quasi. Dice e non dice l’ex premier, intervistato da Nicola Porro a Quarta Repubblica. Lancia un indizio in parte rivelatore sul posizionamento che il M5S avrà al prossimo parlamento europeo: non resterà in solitaria, non finirà nel calderone dei non allineati, ma si posizionerà in un gruppo che rientra “nell’area progressista”. Quale?
La “sorpresa” di Conte
Mistero, per ora. L’8 e il 9 giugno si vota per il Parlamento europeo e il Movimento si appresta a confermarsi come terza forza del Paese. Conte sa che i voti “si pesano” e non si contano, soprattutto a Bruxelles. E infatti cinque anni fa i grillini furono determinanti per permettere ad Ursula von der Leyen di diventare presidente della Commissione. Anche nel 2024 Giuseppi è convinto di poter ripetere il blitz, ma stavolta approdando in un gruppo parlamentare europeo strutturato. Vedremo.
“Basta invio di armi”
Quel che è certo è che, votando M5S, gli elettori sceglieranno “lo stop all’invio delle armi all’Ucraina, lo stop al massacro di Gaza, lo stop all’Europa dell’austerità”. A chi gli fa notare che il Movimento ha votato i primi provvedimenti per sostenere militarmente Kiev, Conte risponde: “Solo all’inizio, quando non c’era una simmetria militare, per poi investire sui negoziati di pace. Allora avevamo più potere contrattuale, ma la Pace non l’hanno voluta fare”. Di più: secondo Giuseppi è palese che “il fronte occidentale a due mesi dalla guerra” abbia “rifiutato la pace” che “era sul tavolo” per poter “distruggere Putin, far crollare l’economia russa e perseguire un cambio di regime”. I leader occidentali, chiosa l’ex premier, “hanno sbagliato e illuso la pubblica opinione”. Un errore che “sta costando migliaia di vittime”.
“Toti si deve dimettere”
Per il resto l’intervista condotta da Nicola Porro è spumeggiante, soprattutto sull’inchiesta ai danni di Giovanni Toti. Per Conte il presidente ligure dovrebbe dimettersi per permettere alla politica di avere “un sussulto di dignità”: perché un amministratore “che si fa corrompere” non pensa al “bene publico”, perché “l’imprenditore disonesto che si mette d’accordo con il politico fa sleale concorrenza” e perché Toti “è stato eletto dai cittadini, non da Spinelli”.
Conte è convinto che quello ligure, al netto degli accertamenti della magistratura e della “gogna mediatica”, fosse “un sistema marcio”, dove addirittura “una cupola gestiva il porto”, dove i politici facevano “favori agli amici imprenditori” producendo “un danno alla collettività”. Inutile attendere “furbescamente” tutti i gradi di giudizio, dice l’ex premier: al M5S non serve una sentenza per affermare che la politica dovrebbe trovare “gli anticorpi da sola”. Insomma: Toti “si deve dimettere, andiamo alle elezioni e vediamo se gli elettori lo voteranno di nuovo”.
“Sorpreso da Gentiloni”
Infine, l’attacco – o meglio la replica – a Paolo Gentiloni, che nel suo libro ha rivelato come gli investimenti del Pnrr in Italia siano stati più merito di un algoritmo che dell’allora governo Conte. “Sono rimasto sorpreso e incredulo di questa uscita scomposta in campagna elettorale – conclude il leader pentastellato – A Gentiloni voglio contrapporre un grande galantuomo esponente del Pd, che ho conosciuto di persona, di grande spessore umano e morale: David Sassoli, che non c’è più.
In tutte le occasioni pubbliche ha sempre riconosciuto il grande contributo determinante che ho dato. Riconobbe che onorai l’Italia con quel progetto di piano straordinario per finanziare il debito pubblico comune e finanziare Next Generation”.