L’Italia è in prima linea per il cessate il fuoco tra Israele e Palestina. Ieri, la premier Giorgia Meloni e il ministro degli Esteri Antonio Tajani hanno ricevuto a Roma il primo ministro dell’Anp Mohammed Mustafa. Sul balcone di Palazzo Chigi ha sventolato una bandiera della Palestina, com’è d’uso per tutte le visite ufficiali. Non da sola: di fianco al tradizionale tricolore e allo stendardo europeo, che sono le due costanti. L’Italia vuole la pace. Il bilaterale con il premier Mustafa è un altro passo per un preciso obiettivo del governo italiano: il cessate il fuoco. Meloni lo ha ribadito. E ha anche sottolineato la necessità di un «rilascio di tutti gli ostaggi nelle mani di Hamas». Per la presidente del Consiglio, serve anche un «salto di qualità nell’assistenza umanitaria alla popolazione di Gaza».
In relazione al conflitto, la soluzione che la leader di Fratelli d’Italia ha individuato da tempo è sempre la stessa: due Stati per due popoli. Ma la premier ha anche rivendicato l’impegno profuso dall’Italia in questi mesi: «Dagli aiuti umanitari alle cure mediche, che abbiamo assicurato con Nave Vulcano e il trasporto e la cura dei bambini feriti negli ospedali italiani». Non è un modus operandi che accomuna tutti i governi europei, anzi. E poi il «rafforzamento dell’iniziativa Food for Gaza».
Mustafa vorrebbe che l’Italia seguisse la scia di altre 147 nazioni. Il premier palestinese vorrebbe insomma che l’Italia riconoscesse la Palestina come Stato. Il leader dell’Anp, secondo l’agenzia Wafa, ha insistito con la presidente del Consiglio su tre punti: gli «ultimi sviluppi in Palestina e sulla guerra genocida contro il nostro popolo nella Striscia di Gaza», le «continue violazioni israeliane in Cisgiordania», e «l’aumento senza precedenti del ritmo degli insediamenti, che minaccia la creazione di uno Stato palestinese indipendente». Il vicepremier e titolare della Farnesina Tajani ha anche sciorinato i numeri: sono 35 i milioni di euro che il governo italiano ha predisposto per la popolazione palestinese. Tra questi, 5 sono destinati all’Agenzia dell’Onu per il soccorso dei profughi. È l’Unrwa, l’agenzia tirata in ballo in relazione agli attacchi del 7 ottobre. Proprio la stessa che ha aperto un’inchiesta nei confronti di alcuni dipendenti per via della presunta complicità con l’offensiva di Hamas. Ma un conto sono le operazioni umanitarie, un altro il coinvolgimento, da verificare, di alcuni singoli.
Il segretario di Forza Italia ha dichiarato di aver assicurato «sostegno» all’Anp, con uno scopo preciso. «La costruzione di uno stato palestinese che possa convivere in pace con Israele nei prossimi anni». L’esecutivo italiano è per i due popoli, e i due Stati: c’è assoluta condivisione. E poi Tajani ha anche ribadito come l’Italia non sia concorde con l’offensiva di Rafah, la mossa con cui Benjamin Netanyahu vorrebbe infliggere un’accelerata al conflitto.
«Siamo altresì favorevoli, se lo richiederanno la Palestina e Israele – ha chiosato Tajani – a partecipare a un’eventuale missione militare delle Nazioni Unite a guida araba per preparare il terreno a una completa autonomia di un futuro stato palestinese».
Non sono mancate strumentalizzazioni da parte del leader grillino Giuseppe Conte e di quello di Sinistra italiana Nicola Fratoianni. Entrambi hanno chiesto al governo di riconoscere subito lo Stato palestinese.