Le ministre Eugenia Roccella e Anna Maria Bernini contestate, ieri mattina, al Festival dell’Economia di Trento. Prima è toccato alla titolare del dicastero per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità: Roccella è stata «accolta» alle 9.30 da quindici persone che, in piazza Dante, dietro allo striscione «I nostri corpi non sono la vostra propaganda», hanno gridato slogan contro la partecipazione della ministra al panel «Riarmo demografico alla Macron oppure scelte consapevoli delle donne?», in corso nella sala Depero del Palazzo della Provincia Autonoma. «Evidentemente ha commentato Roccella – c’è un’ostilità che va oltre la contestazione al governo, c’è un’ostilità verso il mondo della maternità». Ma la titolare del dicastero per la Famiglia non si è limitata a replicare. Siccome a Trento Roccella è riuscita a parlare, poiché la contestazione è avvenuta all’esterno della sala, la ministra ha rivendicato di aver messo, come esecutivo, «la denatalità al centro dell’azione di governo», stanziando sul tema 3 miliardi di euro nell’arco di due Finanziarie e «producendo 16 miliardi di benefici diretti e indiretti per le famiglie con provvedimenti molto concreti». Inoltre, ha proseguito la ministra, anche l’assegno unico grazie agli interventi del governo è aumentato «mediamente» di circa 700 euro l’anno. Roccella ha anche rimarcato l’azione dell’esecutivo per agevolare sia l’accesso al mondo del lavoro per le donne che il mantenimento del posto in caso di maternità, poiché «troppe si dimettono dopo il primo o il secondo figlio», ha aggiunto il ministro. Che, infine, ha annunciato di voler implementare i Centri per la famiglia, aumentandoli di numero dai 5-600 attuali e investendoci «almeno 30 milioni e anche altri fondi che devono passare dall’intesa Stato-Regioni».
Contestata, un paio d’ore dopo ancora in piazza Dante, anche la ministra dell’Università e della Ricerca Bernini, ospite del Palazzo della Regione per il panel «Obiettivo internazionalizzazione di ricerca e formazione». Una trentina di ragazzi del collettivo universitario Intifada con uno striscione che accusava l’ateneo di Trento di essere «complice del genocidio», l’hanno attesa al grido di «Palestina Libera». Nella sala di rappresentanza della sede regionale, il ministro è tornato invece sul caso del sermone anti-Israele dell’imam Brahim Baya lo scorso 17 maggio nell’università di Torino, occupata da studenti filo-palestinesi. Bernini, che aveva subito chiesto a prefetto e questore di stoppare la replica della preghiera già in programma due giorni fa al Politecnico, ieri ha tagliato corto sul punto: «Non possiamo trasformare le università in moschee improprie». Rivendicando invece un dato che per la ministra è l’applicazione concreta del welfare, ossia che «il 40 per cento dei ragazzi frequenta l’università gratuitamente».
La titolare del Miur, dopo aver ricordato di aver caldeggiato a Bruxelles la scelta della Sardegna come sede per l’Einstein Telescope, un interferometro sotterraneo per la ricerca delle onde gravitazionali, ha anche lanciato un appello ai rettori a non dimenticare i programmi per i fondi europei solo a causa dei tanti fondi piovuti sulle università grazie al Pnrr: «La sazietà di oggi ha spiegato Bernini – non sia ostacolo per il domani. Io non rinuncerei ai fondi Horizon adesso, perché se non li prendiamo noi, li prenderà qualcun altro».