Giovanni Toti è stato sotto interrogatorio per quasi 9 ore con gli inquirenti e ha risposto a quasi 180 domande che gli sono state poste, respingendo qualunque addebito. È coinvolto nell’indagine per corruzione aperta dalla procura di Genova e in una memoria di 17 pagine spiega la ratio dietro quei comportamenti che gli inquirenti identificano come costituenti reato. “Nel mio percorso politico ho sempre perseguito l’interesse pubblico il quale è il fine unico ed ultimo della mia azione politica“, si legge nella memoria del governatore della Liguria.
Quindi, sottolinea Toti, “non ho mai travalicato le specifiche competenze degli enti e degli uffici preposti, mai ho ingerito nelle libere scelte e decisioni dei soggetti coinvolti mai ho fatto pressioni verso alcun soggetto, mai ho servito un interesse particolare in danno di quello collettivo“. E nel contesto dell’attività che gli viene contestata in merito ad alcuni passaggi relativi al porto di Genova, il governatore spiega che “L’attenzione verso il mondo privato e dell’impresa è stata messa in campo con ogni genere di attività economica e quale che fosse la sua origine, senza alcuna discriminazione: aziende e persone fisiche sostenitrici della mia propria parte politica sono state ascoltate esattamente come soggetti notoriamente con orientamenti politici diversi o politicamente non esposti“.
E lo stesso Toti spiega, nella sua difesa, che la procura di Genova interpreta “erroneamente” i bonifici fatti dall’imprenditore Aldo Spinelli. E nella memoria mette nero su bianco che la prima donazione “alle campagne politiche del mio partito risale addirittura alla prima campagna elettorale (2015), quando io non ero ancora governatore e si sono succedute nel tempo con cadenze semmai legate agli eventi politici della Regione (elezioni comunali, regionali o manifestazioni varie) e non legate a specifiche situazioni economiche o alla compresenza di vicende di interesse per Spinelli“. E ogni euro ricevuto, che il governatore sostiene sia stato spalmato nel tempo, “ha avuto una destinazione politica: nessun contributo ha prodotto arricchimento o utilità personale a me, agli altri appartenenti al mio partito o a terzi privati“.
Ogni dazione, specifica Toti, “è stata accreditata con metodi tracciabili e rendicontata.
Del pari tutte le spese sostenute (sia a sostegno della mia attività politica come leader della lista Toti presente in Consiglio regionale e in molte amministrazioni municipali, sia per sostenere sindaci, liste e candidati collegati e coerenti alla linea politica della lista Toti, sia per quanto riguarda le iniziative della coalizione di governo) sono stati rendicontati e pubblicizzati in termini di legge e anche oltre“. Quindi, il governatore si è detto disponibile a ricostruire ogni passaggio che per gli inquirenti è sospetto.