Kkr tira dritto e va verso l’ok senza “rimedi“ da parte della Commissione europea sull’operazione di scorporo della rete di Tim. Il fondo americano, per dribblare la presentazione di un pacchetto di aggiustamenti, ha optato per uno sprint negoziale con le compagnie rivali di Tim. A tal fine sono stati contattati i principali competitor – tra cui Iliad e Fastweb – per dare garanzie su continuità e condizioni dei contratti in essere anche dopo la nascita di NetCo, sia per quanto riguarda i servizi attivi che per quelli passivi. Un passaggio significativo e che interessa molto alla Dg Competition Ue, che in questa fase è concentrata sugli eventuali effetti che l’operazione di scorporo della rete potrebbe arrecare al mercato. Escluso il rischio di una concentrazione del settore (che peraltro non è mai stato sul tavolo) e raggiunto un accordo con gli altri attori del mercato, allora per Bruxelles la strada dovrebbe essere spianata verso il via libera. Il fatto che Kkr non abbia presentato alcun pacchetto di rimedi lascia pensare che le interlocuzioni con gli operatori alternativi a Tim se non sono già chiuse positivemente, sono molto ben avviate. E allora ecco che si materializza uno degli scenari migliori, ossia che entro il 30 maggio arrivi l’ok all’operazione da parte dell’Ue ed entro il mese di giugno il closing della cessione della rete fissa da Tim a Kkr, a capo di un consorzio che vedrà poi entrare anche il ministero dell’Economia (con il 20%) e il fondo F2i (con il 10%).
A operazione conclusa, invece, si aprirà poi un’altra partita che non dovrebbe essere affrontata dall’Antitrust Ue. E questa è quella del cosiddetto Master service agreement, ossia il contratto di servizio che regolerà i rapporti di NetCo (la società che avrà in pancia la rete) e la futura Tim. A quel punto gli operatori alternativi potrebbero chiedere all’Antitrust italiano di verificare che non ci siano condizioni troppo favorevoli a Tim rispetto agli altri, ma questa è una questione che potrà essere affrontata e risolta più avanti e comunque non è detto che, alla fine, siano davvero ravvisati elementi d’ostacolo alla concorrenza. Va ricordato, infatti, che in corrispondenza di operazioni di questo tipo è normale che tutti gli operatori cerchino di ritagliarsi uno spazio per ottenere condizioni migliori. Ieri, intanto, il titolo di Tim – dopo un iniziale ribasso – alla fine della giornata è arrivato a chiudere sostanzialmente sulla parità a 0,246 euro per azione.
Il gruppo guidato dal ceo Pietro Labriola, tra l’altro, oggi inizierà il piano di dismissione della rete in rame per favorire l’adozione delle nuove tecnologie in fibra ottica e accelerare il processo di digitalizzazione.
Il primo passo sarà lo smantellamento delle prime 62 centrali interamente in rame collocate in 54 comuni di 11 regioni. Dopodichè si prevede il progressivo spegnimento di oltre 6.700 centrali, sulle circa 10.500 esistenti, entro il 2028.