Più fiducia nel governo, nel Parlamento e nel capo dello Stato. Questa è la fotografia del nostro Paese, secondo l’ultimo rapporto Eurispes, che mette in evidenza come gli italiani, pur preoccupati per i dati economici, boccino nettamente sia il reddito di cittadinanza sia il Superbonus.
I contrari alle misure economiche del M5S prevalgono con il 61,2% per quanto riguarda la reintroduzione del reddito di cittadinanza e col 58,5% per il prolungamento del Superbonus per l’edilizia. Bocciato anche il limite dei 30 Km/h in città (52,7%) e il Ponte sullo Stretto (60,4%). La percezione della situazione economica è stabile per il 40,9% degli intervistati, peggiore per il 35,4% e in miglioramento per il 14,2%. Al Sud e nelle Isole l’aggravamento è percepito in maniera più accentuata che nel resto del Paese, rispettivamente del 41,7% e del 41,5%, mentre nel Nord-Est si registra un miglioramento economico (18,8%). Solo il 28,3% degli intervistati riesce a risparmiare, mentre il 36,8% è costretto ad attingere ai propri risparmi. Il 57,4% non riesce neppure ad arrivare a fine mese senza difficoltà a fronte del 42,6% che non riscontra impedimenti. L’affitto (45,5%) e le bollette (33,1%), insieme al mutuo (32,1%) e alle spese mediche con il 28,3%, sono i pagamenti che mettono più in crisi gli italiani, i quali spesso rinunciano persino a curarsi. Si trascurano interventi dentistici (29,5%), controlli medici periodici/preventivi (28,7%) visite specialistiche per disturbi o patologie specifiche (23,1%), terapie/interventi medici (17,3% ) e persino l’acquisto di medicinali (il 15,9%). Il 33,6% degli italiani paga in nero una gran quantità di servizi, mentre 37,6% ha dovuto rinunciare alla baby sitter e il 24,3% alla badante. Il 32,1% degli italiani intervistati ha chiesto un aiuto finanziario alla propria famiglia di origine, il 17,2% si è rivolto ad amici, colleghi o altri parenti. Solo il 16% ha chiesto un prestito in banca e il 13,6% ha chiesto soldi in prestito a privati, una percentuale dove si può annidare l’usura. Il lavoro nero è ancora una piaga del nostro Paese. Il 40,5% degli intervistati dichiara di aver lavorato senza contratto, mentre la maggioranza che lavora o ha lavorato in passato (59,5%) ha dichiarato di non aver mai lavorato senza contratto.
Cresce, invece, la fiducia nelle Istituzioni. Il gradimento nei confronti del governo passa dal 34,3% del 2023 al 36,2% del 2024%, mentre il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, gode della fiducia del 60,8% degli italiani con una crescita netta dell’8,6% rispetto all’anno scorso. Cresce leggermente anche la fiducia nel Parlamento passando dal 30% al 33,6%, ma i delusi sono ancora la maggioranza (58%). In aumento anche i giudizi positivi sulla magistratura che passano dal 41% al 47%. “Si tratta di un trend positivo che, d’altronde, come emerso anche dalle precedenti rilevazioni i cui risultati possono essere letti in serie storica a partire dal 2013, non riesce a portare questa Istituzione oltre la soglia della metà dei consensi espressi”, si legge nel report dell’Eurispes. Il dissenso nei confronti della magistratura è fortissimo, pari al 60,2%, tra i giovani di 18-24 anni. Per quanto riguarda i temi etici, invece,il 66,7% dei cittadini italiani è favorevole all’eutanasia, mentre il 78,4% sostiene il testamento biologico e solo il 47,8% è favorevole al suicidio assistito. La fecondazione eterologa è sostenuta dalla stragrande maggioranza degli italiani (60%), mentre solo il 37,1% prende in considerazione la pratica dell'”utero in affitto“. I favorevoli ai matrimoni gay sono il 64,5% degli italiani, mentre coloro che appoggiano l’adozione di bambini anche per le coppie omosessuali sono il 54,5%. Sul riconoscimento delle identità di genere che non si rispecchiano nel femminile o nel maschile il consenso supera la metà delle indicazioni (53,5%).
“Siamo, dunque, arrivati ad un bivio, dobbiamo scegliere: adattamento o trasformazione? Patto per la conservazione, o patto per il futuro?”, dice il presidente dell’Eurispes, Gian Maria Fara, presentando il 36esimo rapporto del suo istituto. “Le crisi obbligano alla scelta e alla decisione”, aggiunge Fara per il quale “il percorso possibile è uno e uno solo: trasformazione, più precisamente trasformazione sistemica, indicativa della capacità di un sistema di rigenerarsi, bloccando ed evitando per tempo ogni possibile processo involutivo di regresso” perché “l’Italia, nonostante le sue gravi difficoltà, ha le risorse umane, culturali ed economiche per uscire da una crisi sempre più sistemica e multidimensionale”. Fara individua tre vie d’uscita:“ritornare alla centralità dell’uomo”, “ripensare i sistemi avanzati secondo criteri di redistribuzione della ricchezza” e, infine, “l’educazione”. Nel primo caso si tratta di dar vita a un nuovo umanesimo che affronti le sfide della tecnologia e del futuro, mentre il secondo punto riguarda esplicitamente l’introduzione di “una tassa del 2% sui super-ricchi ridurrebbe le disuguaglianze e raccoglierebbe risorse fondamentali per la crescita delle nazioni”. L’educazione, invece, dovrebbe riguardare soprattutto i media e le nuove tecnologie “come elemento portante delle economie in termini di capacità di produzione di ricchezza”.
Fara, poi, invita la comunità scientifica, politica e intellettuale del Paese a“immaginare e stilare un nuovo ‘Patto per il Futurò che veda protagonista della trasformazione la società nella sua interezza”.