L’intelligence israeliana aveva già avvertito nei primi mesi del 2023 il governo di Benjamin Netanyahu della minaccia posta da Hamas. Secondo le rivelazioni del Jerusalem Post, i servizi di sicurezza avevano inviato al premier quattro lettere tra marzo e luglio, in cui si sottolineava il modo in cui i “nemici di Israele” percepivano le divisioni sociali nello Stato ebraico e il loro effetto sia sulla nazione, sia sulle Idf.
Queste informazioni sono state ottenute dal movimento grazie ad una richiesta del movimento Success basatasi sulla legge riguardo alla liberà d’informazione. La replica dell’ufficio del premier non si è fatta attendere. “Non solo non vi è alcun avvertimento in nessuno dei documenti sulle intenzioni di Hamas di attaccare Israele da Gaza, ma in realtà contengono valutazioni completamente opposte”, si legge nella dichiarazione. “Le due menzioni di Hamas nei quattro documenti affermano che Hamas non vuole attaccare Israele da Gaza ed è propenso a un accordo”. Stando a quanto comunicato dall’ufficio di Netanyahu, nella prima menzione era scritto che la strategia dei terroristi palestinesi era di “mantenere la zona di Gaza Striscia in secondo piano” e concentrare la lotta contro Israele in altri ambiti. Nel secondo avvertimento, datato 31 maggio 2023, si raccomandava allo Stato ebraico di “raggiungere un accordo con Gaza e le autorità di Hamas” ed era spiegato come “Hamas non è interessato all’escalation e cerca un accordo con Israele”.
Pare dunque che sia ancora presto per avere un quadro d’insieme e affidabile su quanto successo nei mesi precedenti all’attacco del 7 ottobre. Ciò che si sa per certo, al momento, è che Israele aveva ridotto la sorveglianza nella Striscia e dislocato la maggior parte dei soldati in servizio attivo in Cisgiordania. Questo ha permesso ai terroristi di Hamas di “bucare” facilmente le difese attorno alla Striscia e di massacrare 1.200 persone tra civili e militari.
I fallimenti dell’intelligence di quel giorno hanno scavato una ferita profonda nel senso di sicurezza degli israeliani hanno portato alle dimissioni dell’ormai ex capo della sicurezza militare Aharon Haliva, che si è assunto pubblicamente le responsabilità per gli errori che hanno portato allo Shabbat di sangue. “Non abbiamo rispettato il nostro compito. Da allora mi porto dietro quel giorno nero, giorno e notte. Porterò per sempre con me il terribile dolore della guerra”, ha scritto in una lettera indirizzata al capo di Stato maggiore delle Idf Herzi Halevi.
Al suo posto è stato nominato il generale Shlomi Binder, che ha assunto l’incarico il 4 maggio.