In Africa, Cina e Russia stanno trovando sempre più “amici” a discapito dell’Occidente. Gli ultimi esempi coincidono con Félix Tshisekedi e Yoweri Museveni, rispettivamente presidente della Repubblica Democratica del Congo e dell’Uganda. Il mese scorso, durante un viaggio a Parigi, il canale televisivo francese LCI aveva chiesto a Tshisekedi se preferisse l’approccio africano adottato da Mosca e Pechino rispetto al modus operandi occidentale. “Assolutamente. Voi non capite bene la realtà africana. Non riusciamo a capire perché venite a darci lezioni, ad esempio, sui diritti umani“, era stata la sua risposta. Sulla stessa lunghezza d’onda del collega anche Museveni, che qualche mese più tardi ebbe a dichiarare: “Quante ferrovie sono state costruite o finanziate in Africa? Le poche che sono state costruite sono state realizzate dalla Cina“.
Cosa succede in Africa
Questi sono solo due esempi emblematici della nuova atmosfera africana. C’è uno studio pubblicato da Gallup che vale molto più di mille parole. Secondo lo studio, nel 2023 gli Stati Uniti hanno perso il loro posto di potenza globale più influente in Africa. L’indice di gradimento mediano di Washington è sceso dal 59% del 2022 al 56% dell’anno successivo. Nel frattempo, l’approvazione della Cina nella regione è aumentata di 6 punti percentuali, passando dal 52% nel 2022 al 58%, mentre quella della Russia è salita dal 34% al 42%.
L’aspetto curioso, ha fatto notare il South China Morning Post, è che il rating degli Usa è calato nonostante gli sforzi dell’amministrazione Biden di fare breccia in Africa nel tentativo di scalzare la presenza cinese, principale partner commerciale della maggior parte dei Paesi del continente, nonché finanziatrice numero uno di mega progetti (da ferrovie a porti, mediante la Nuova Via della Seta). Gli Stati Uniti hanno provato a rimettersi in pista ristrutturando la ferrovia atlantica di Lobito ma questo potrebbe non bastare per recuperare il terreno perduto in termini di influenza e soft power.
Ma perché Xi Jinping e Vladimir Putin stanno riuscendo a consolidare la loro immagine in Africa a discapito dell’Occidente? I motivi sono molteplici. Fino a pochi anni fa, ad esempio, la politica africana degli Usa era indirizzata verso la sicurezza e l’anti terrorismo. Questo, oggi, viene visto sempre con più diffidenza da alcuni leader africani, date le limitazioni e i vincoli connessi a qualsiasi forma di supporto.
Come se non bastasse, i Paesi occidentali sono restii, o addirittura hanno leggi che proibiscono loro di fornire fondi o assistenza a governi saliti al potere attraverso colpi di Stato. Mosca e Pechino non hanno limiti del genere. Così come, entrambe, hanno sfruttato il conflitto nella Striscia di Gaza per creare una sorta di blocco comune con diverse nazioni locali per criticare le politiche statunitensi e occidentali.
Le mosse di Russia e Cina
Detto altrimenti, l’Occidente viene visto come causa delle sciagure presenti e passate, in contrasto con Russia e Cina, che continuano invece a ripetere di non aver mai colonizzato l’Africa. Per questo accurato lavoro di propaganda, insomma, Xi e Putin riscuotono un discreto fascino popolare in gran parte del continente.
Nel caso dell’Africa occidentale, in particolare, c’è stata invece una perdita di influenza da parte dei governi occidentali che ha generato un vuoto. Lo stesso vuoto che la Russia è stata in grado di colmare offrendo una specifica domanda di sicurezza.
Prendiamo il caso del Niger: qui le autorità locali hanno ordinato alle truppe americane di lasciare il Paese e accolto gli aiuti militari russi e i finanziamenti cinesi. La Cina, tra l’altro, ha prontamente esteso a questa nazione un prestito di 12 mesi di 400 milioni di dollari sostenuto dal petrolio attraverso la China National Petroleum Corporation. Finanziamenti cinesi, sicurezza russa.
Senza vincoli valoriali o ideologici: ecco come Cina e Russia stanno estromettendo l’Occidente da un continente altamente strategico.