Con un documento di motivazioni che supera le 400 pagine, il gup di Trapani ha sancito il non luogo a procedere per il caso Iuventa. Un caso durato 7 anni, durante i quali la stessa procura ha cambiato idea, arrivando a chiedere l’archiviazione per i quattro membri dell’equipaggio della nave dell’ong tedesca Jugend Rettet, accusati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Oggi la Ong esulta e dalle parole affidate a un comunicato social emerge la volontà, così come il tentativo, di strumentalizzare a proprio favore, così come a favore delle organizzazioni non governative, la decisione del giudice siciliano.
“Nonostante il giudice abbia rifiutato in passato di assumere tale posizione, il suo ragionamento comprende elementi che evidenziano la prevalenza del diritto-dovere di soccorso e di tutela della vita delle persone in movimento sul diritto degli Stati a proteggere i loro confini“, scrive Iuventa. Lo scopo è lapalissiano in queste poche righe: il superamento della logica dei confini. Le Ong che operano nel Mediterraneo per recuperare i migranti si muovono principalmente sulla base di un principio ideologico ben preciso, che è la teoria no-border. Nella loro visione del mondo non devono esistere confini e tutti possono muoversi liberamente, senza documenti, da una parte all’altra del pianeta. La protezione dei confini per motivi di sicurezza e di mantenimento dell’ordine pubblico non rientra nella loro concezione sociale, che si basa prevalentemente sul caos. Ed è quindi ovvio il motivo per il quale ogni attracco in un porto italiano con a bordo migranti senza documenti diventa per loro un atto politico.
Ora, cercano di appoggiare questa loro visione del mondo sulla sentenza del giudice di Trapani, ponendo quello che è a tutti gli effetti un reato in Italia, l’immigrazione illegale, al di sopra degli interessi e della sicurezza nazionali. E anche in un secondo passaggio Iuventa cerca di rendere universale la sentenza che riguarda il proprio caso, sostenendo che il caso è nato da una “volontà politica: impedire l’arrivo di persone in movimento in Italia criminalizzando le Ong di salvataggio in mare“.
È l’ennesimo tentativo di assalto alle politiche del governo Meloni che, nel massimo interesse del Paese, sono volte alla tutela e alla preservazione della sicurezza all’interno dell’Italia che, volenti o nolenti, ha i propri confini da assicurare.