Le immagini di Chico Forti appena atterrato in Italia lo hanno fatto gioire. “Bentornato a casa, amico mio“. Marco Mazzoli si era infatti speso in prima persona per la causa dell’ex imprenditore trentino, seguendola passo dopo passo. Anche quando le speranze sul suo rimpatrio sembravano ormai perdute. Il popolare speaker radiofonico, mattatore dello Zoo di 105, non ha pertanto potuto nascondere la propria amarezza di fronte alle strumentalizzazioni sollevate da sinistra sulla vicenda e, in particolare, sul fatto che Giorgia Meloni fosse andata a salutare Forti al suo arrivo Italia. Quelle polemiche gli sono subito sembrate pretestuose. “Cattiverie gratuite” pronunciate probabilmente con un secondo fine.
Partiamo però dalle note positive. Che effetto le ha fatto vedere Forti finalmente in Italia?
“Avevo promesso a Chico che lo avrei portato casa entro la fine dell’anno. Ovviamente non è tornato solo per merito mio, ma questo è un risultato straordinario”.
Da quanto lo aspettava?
“Da quando abbiamo scoperto la sua storia, io e mia moglie non abbiamo mai mollato Chico. Anzi, col tempo siamo entrati nella sua cerchia famigliare e riuscivamo quindi andare in carcere a trovarlo. Abbiamo vissuto accanto a lui gli ultimi anni, soprattutto quelli più drammatici. Dopo la promessa poi incompiuta di Di Maio, infatti, sembrava essersi fermato tutto e avevamo perso un po’ le speranze. Poi qualcosa si è sbloccato. Vanno ringraziati Andrea e Veronica Bocelli perché sono riusciti a smuovere situazioni che sembravano impossibili. E poi la Meloni, che ha raggiunto l’obiettivo”.
Eppure, anche stavolta, non sono mancate le polemiche politiche.
“Questo mi ha fatto arrabbiare. Diversi politici di qualsiasi schieramento si erano interessati a Chico, ma non erano riusciti a riportarlo in Italia. Ci è riuscita Giorgia Meloni e tutti dovrebbero gioirne. E invece si cerca la contrapposizione anche in questo caso. Io conosco ogni dettaglio della storia di Forti, mi sono letto tutti i documenti del processo e sono stato tra i pochi ad avere avuto la possibilità di farlo. Ho seguito tutte le fasi della vicenda e ora c’è della cattiveria gratuita nell’atteggiamento di una parte del giornalismo e della politica italiana, in questo caso della sinistra. Per colpire la Meloni, stanno facendo del male a una persona che di male ne ha già patito tanto e, a mio avviso, ingiustamente.
Si riferisce al recente titolo del Fatto Quotidiano?
“Travaglio nel 2020 definiva Chico un ex produttore e velista, perché oggi lo chiama assassino? Questo lo trovo squallido, è cattiveria pura. Scanzi aveva fatto un video per gioire del fatto che Di Maio avesse annunciato suo ritorno in patria, poi purtroppo non avvenuto. Internet non mente e queste contraddizioni stanno emergendo tutte”.
Giorgia Meloni ha fatto bene ad andare all’aeroporto ad accogliere Chico? Anche su questa scelta non sono mancate le strumentalizzazioni.
“Meloni si interessò a questa vicenda molto prima di diventare premier. Ora è grazie soprattutto a lei che Forti è tornato in Italia e non ci vedo nulla di male nel fatto che sia andata ad accoglierlo. Non riesco a capire certe polemiche, ma è chiaro che siamo sotto elezioni e quindi usano questa cosa per attaccarla. Per me invece ha fatto bene e avrei detto la stessa cosa se al suo posto ci fossero stati Schelin, Di Maio o Salvini. Non ne faccio una questione politica”.
Che idea si è fatto di questa vicenda?
“Chico lo conosco come se fosse mio fratello e in questi anni gli ho fatto una marea di domande. Sono convinto che è stato incastrato, perché aveva pestato i piedi alle persone sbagliate. Era un curioso rompiscatole e realizzò un documentario sull’omicidio Versace che avanzava dubbi sulle autorità di Miami. Gliel’hanno fatta pagare, Miami purtroppo non è nuova a queste cose: in quegli anni era una città diversa da quella che conosciamo oggi”.
Qualcuno ha accostato il caso Forti a quello di Ilaria Salis. Che ne pensa?
“Sono due casi completamente diversi ed estranei l’uno dall’altro, non trovo giusto che vengano accostate. Chico si è fatto quasi trent’anni di carcere ingiustamente, dopo un processo allucinante. La Salis ha tutta un’altra storia. Perché fare il paragone?”.
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