– Carlo Conti sarà il prossimo direttore del Festival di Sanremo dopo l’addio di Amadeus. Scelta sacrosanta, e forse anche logica: il conduttore ha già affrontato la sfida ed era andata anche bene. L’usato sicuro resta il modo migliore per superare i cinque anni di Ama e Ciuri sperando di tenere elevato il livello degli ascolti e degli introiti pubblicitari. Ce la farà? Scommettiamo di sì. Perché ormai Sanremo si regge da solo, le polemiche si auto-alimentano e lo show ha recuperato l’attenzione degli italiani.
– Una richiesta però avanziamo al nuovo direttorissimo Conti: punti tutto sulla musica, magari sullo show (comici, ospiti internazionali, balli), ma ci eviti un altro Festival del perbenismo. Basta con l’eccesso di gender. Basta coi messaggi politici. Basta con i monologhi inutili di star che leggono testi scritti da altri. E se riuscissimo ad elevare un po’ l’intonazione media dei cantanti non sarebbe male. Carlo Conti, salvaci tu.
– Claudio Ranieri dà l’addio al Cagliari, dopo la salvezza inattesa, e lo fa per lasciare un bel ricordo ai tifosi. Senza macchiarlo. È l’insegnamento che gli ha lasciato la favola di Leicester: dopo aver vinto la Premier League con una squadra sconosciuta ed operaia, l’anno successivo venne esonerato dopo solo sei partite per il rendimento scarso. Certi miracoli vanno vissuti, assaporati, goduti. E poi lasciati intonsi. Bravo, mister.
– Guido Crosetto sta meglio. Ed è un’ottima notizia che la pericardite non abbia provocato complicazioni cardiache.
– Sul redditometro si possono dire tante cose. Due in particolare però vanno sottolineate. Primo: il tempismo di un simile decreto, per quanto dovuto, una coalizione di governo avrebbe dovuto studiarlo meglio. Soprattutto a venti giorni dalle elezioni. Secondo: il sistema è perverso non perché non funzioni, ma per principio. Il Fisco s’intromette nella vita del singolo contribuente, ipotizza spese eccessive per il reddito percepito e chiede al malcapitato di dimostrare il contrario. Sa di Grande Fratello.
– Soldi sul conto di Toti? Una bufala, perché lo usava per le spese politiche. Ma la stampa continua a rimestare nel fango.
– Che meraviglia la politica europea. Dopo la sparata sui nazisti e le Ss, l’Afd vieta al suo candidato di punta di partecipare ad eventi pubblici. In pratica Maximilian Krah finirà all’Europarlamento, con ogni probabilità, ma da leader azzoppato. Robe da pazzi.
– C’è una notizia clamorosa e riguarda Antonio Scurati, neo martire, presunto censurato ed autore di un discusso monologo sul 25 aprile. Ricordate? Ricordate la bufera politica, il coro indignato degli antifachic, la chat di Massimo Giannini, i sit-in, le manifestazioni, le accuse di telemelonismo, tirannie immaginarie e rischi per la tenuta democratica? Ecco, oggi il Pd – ripeto, il Pd – aveva convocato in Commissione di Vigilanza rai la presidente Marinella Soldi nella speranza di trovare conferme alla “deriva orbaniana” dell’informazione in Italia. Risultato: anziché scovare censori, i dem hanno rimediato una doccia gelata. La Soldi, infatti, invece di dare spago alle teorie più strampalate ha negato categoricamente vi sia stato un intento censorio da parte dei vertici di viale Mazzini. Con tanti saluti a Serena Bortone. Va bene: Soldi parla di “azioni anomale”, di “comportamenti non usuali” da “un certo momento in poi”. E magari qualcosa a Viale Mazzini in quei giorni si sarà anche inceppato, ma non c’è la prova che a infastidire sia stato il contenuto del monologo. E comunque da qui a trasformare quanto successo in un martirio antifascista ce ne passa.
– Ps: Soldi venne indicata dal governo Draghi e Fratelli d’Italia si astenne dal votare la sua nomina. Dunque tutto può essere definita, tranne che meloniana. Per questo le sue parole hanno doppia valenza nell’abbattere, definitivamente, il castello di carte che era stato costruito attorno al caso Scurati. In fondo bastava leggere i documenti: quale presunto censore si sarebbe preoccupato di acquistare biglietti del treno ed hotel ad un autore che intendeva zittire?
– L’Inter cambia proprietà e passa da Zhang a un fondo di investimento, lo stesso che aveva prestato i soldi a Suning. Cosa cambierà? Nulla. Ormai è finita l’era dei presidenti tifosi, quelli che buttano milioni di euro in un sogno. Business is business.
Ora c’è Oaktree, domani chissà.