Evade dal carcere Beccaria ma viene ripreso. “Crisi profondissima”

Rivolta nel carcere minorile Beccaria: 70 detenuti si trovano asserragliati all'interno

Evasione dal carcere minorile Beccaria di Milano: un giovane originario del Marocco è riuscito ad allontanarsi dal penitenziario, venendo fortunatamente ripreso in breve tempo. La notizia riporta ovviamente l’attenzione sulla casa circondariale milanese, finita recentemente al centro dell’interesse mediatico per alcuni presunti casi di violenza commessi da agenti di polizia penitenziaria ai danni dei detenuti.

La tentata fuga

Secondo quanto riferito dal segretario Generale della Uilpa Polizia Penitenziaria Gennarino De Fazio, a tentare la fuga, nel corso della giornata di sabato, sarebbe stato un ragazzo minorenne originario del Marocco. L’adolescente è riuscito in qualche modo ad allontarnarsi dall’istituto penale Beccaria, facendo subito scattare l’allarme. Il giovane detenuto è stato fortutanatamente fermato in poco tempo, dato che è stato individuato e ripreso da una pattuglia della stessa polizia penitenziaria che stava passando proprio nella zona in cui lui si trovava.

Si è trattato, dunque, di un allarme subito rientrato. Un episodio che, per quanto conclusosi in fretta, non può non essere preso in considerazione, perché va a mettere in evidenza le criticità del sistema carcerario e le condizioni in cui in particolare versa l’Ipm di Milano.

La preoccupazione dei sindacati

In un recente comunicato, Gennarino De Fazio, segretario generale della Uilpa Polizia Penitenziaria, parla senza mezzi termini di “crisi profondissima” del dipartimento per la giustizia minorile. Una crisi che deve necessariamente essere affrontata dalla politica.

Le problematiche che investono l’istituto Cesare Beccaria di Milano sono ben lungi dall’essere risolte e di certo non miglioreranno con i provvedimenti estemporanei finalizzati a prelevare Poliziotti penitenziari dalle altre regioni e ivi inviarli, con modalità assimilabili a una specie di deportazione, costringendoli pure ad anticipare di tasca propria le spese di viaggio e di soggiorno“, spiega il segretario. “Ma la crisi è molto più profonda e investe tutti i settori del Dipartimento per la Giustizia Minorile e di Comunità, proprio nel momento in cui si sente parlare con una certa insistenza di pene alternative da scontare in comunità gestite da privati. A pensar male si fa peccato, ma noi siamo umanamente peccatori e non vorremmo, allora, che ci fosse una precisa volontà politica d’affossare il DGMC per privatizzare una parte dell’esecuzione penale“, aggiunge.

Da qui l’appello rivolto al capo del Dipartimento per la Giustizia Minorile e di Comunità Antonio Sangermano. De Fazio chiede a Sangermano di aprire al più presto un dialogo volto al confronto con tutte le organizzazioni sindacali. C’è bisogno di conoscere quale sia il progetto comune, sempre che ve ne sia uno.

“Noi siamo pronti a offrire il nostro contributo di esperienza, idee e proposte, ma nell’adempimento al mandato ricevuto siamo anche pronti, nostro malgrado, a percorrere legittimi percorsi alternativi che mirino a risollevare le sorti dei Poliziotti penitenziari del settore“, conclude il segretario.

Leave a comment

Your email address will not be published.