– Addio MeToo, torna la.… bellezza. Victoria’s Secret ha deciso di rispolverare i suoi angeli in barba alle proteste femministe. Non è sessista apprezzare belle donne.
– La storia dell’attentatore di Robert Fico è fantascientifica. Secondo i giornali di oggi, potrebbe essere parimenti un populista come uno di sinistra, filo-russo ma anche anti-russo. Non violento, ma armato. Insomma: non si capisce un fico secco. L’unica cosa certa è che era un poeta e che – attenzione attenzione – non amava tanto né i rom né i sinti. Per loro chiedeva “una giusta severità” perché “sono falsi ciechi che vedono benissimo e sfruttano gli Stati”.
– Chico Forti esce dal carcere. Entro tre settimane dovrebbe tornare in Italia. Non entreremo nel merito della condanna né della detenzione. Però ricordiamo che anche Luigi Di Maio annunciò qualche anno fa il rimpatrio del detenuto italiano negli Stati Uniti e fece un clamoroso buco nell’acqua. Stavolta, invece, Meloni sembra essere riuscita a portare a termine la missione. E con Forti siamo a tre: Zaki, Salis, Chico. Mica male.
– È imbarazzante come i giornali di oggi raccontano Robert Fico, il primo premier europeo a rischiare la vita per un attentato. Non sta simpatico all’intellighenzia nostrana perché populista e filo-russo, anche se è un ex comunista e di sinistra. E infatti raccontano l’attentato quasi come se fosse andato a cercarselo. Indegni.
– I giornali danno per scontato che il motivo per cui Ilaria Salis è stata scarcerata sia dovuto alle pressioni dell’opinione pubblica italiana (ciaone) e dei possibili imbarazzi per Orban (ri-ciaone). Quale prova portano a sostegno delle loro tesi? Questa: che tra la decisione di un mese fa (istanza rigettata) e quella di ieri (domiciliari concessi), l’unica “novità” riguarda la candidatura di Ilaria all’Europarlamento. I colleghi non scrivono, o fingono di dimenticare, che accade spesso anche in Italia che giudici diversi decidano in modo dissimile sullo stesso identico caso. Basti pensare che da noi il Gip accetta l’ordine di carcerazione e il Tribunale del Riesame lo annulla. Senza nessuna “pressione dell’opinione pubblica”, che peraltro sarebbe totalmente illegale.
– Due note importanti che escono dall’interrogatorio di Aldo Spinelli su Toti. Primo: l’imprenditore spiega che si rivolgeva al governatore così come si rivolgeva “a Burlando quando c’erano dei problemi”. Burlando, non indagato, è il precedente presidente ligure. Del Pd. Questo non significa che pure Burlando sia corrotto, solo che prima di demonizzare incontri e pranzi tra imprenditori e politici bisogna andarci cauti. Perché è normale che chi investe sul porto dialoghi con chi quel porto lo governa.
– Seconda questione: il caso della spiaggia di Punta dell’Olmo, a cui Spinelli era interessato. Intanto, come forse saprete, la spiaggia è libera e non diventerà privata perché non c’era alcun modo per concedere una concessione a causa della legge europea. E poi Spinelli dice: “Toti non ha fatto niente”, probabilmente “millantava” e comunque “non gli avevo promesso il finanziamento”. Quindi, riassumendo: la presunta corruzione riguarderebbe la privatizzazione di una spiaggia che non è stata privatizzata, per cui non esiste prova di una mazzetta e che secondo lo stesso presunto corruttore era stata solo millantata. Il tutto con bonifici tracciati. Solo a me puzza di grosso buco nell’acqua dei pm?
– Salta il confronto tra Meloni ed Elly Schlein. Non abbiamo conferme, ma siamo disposti a scommettere una cifra considerevole (10 euro, vanno bene?) che lo staff di Elly e la stessa segretaria avranno stappato champagne all’idea di non dover andare in tv contro il premier. Se non l’hanno fatto, dovrebbero. Perché sarebbe stata una sconfitta quasi certa per la leader dem, che buca lo schermo come la comparsa annoiata in una fiction Rai. Grazie all’Agcom ha fatto bingo: può dire di non essere sfuggita di fronte alla proposta, ma non sarà costretta allo stillicidio. Meglio di così, si muore.
– Il Parlamento della città stato di Amburgo ha approvato una legge che vieta alle studentesse musulmane di indossare il velo e coprirsi il volto all’interno delle scuole. Primo punto interessante: Cdu, Spd e Adf hanno votato insieme, contraria solo la Linke. Secondo appunto: è sacrosanto vietare di coprirsi il volto, nel senso integrale del termine, perché a scuola la comunicazione non verbale è importante e il riconoscimento necessario alla sicurezza. Sul velo però sollevo alcune perplessità: è aberrante che le bambine siano costrette a coprirsi, ma se lo fanno per libera scelta chi siamo noi per impedirglielo?
– Il papà di Ilaria Salis non ha dubbi: non è certo merito del governo se sua figlia andrà ai domiciliari. Però c’è un dettaglio che forse dimentica. Quale? Vediamo. Se ci atteniamo ai fatti, Roberto Salis dovrebbe ammettere almeno una cosa: che a sbloccare la situazione sono stati i consigli legali (gratuiti) forniti dal ministro Carlo Nordio. Per un anno, infatti, gli avvocati e la famiglia hanno richiesto ai magistrati la detenzione preventiva direttamente in Italia, una ipotesi – spiegava Nordio – “che non era consentita dagli accordi internazionali”. Per quale motivo la famiglia si era incaponita? Papà Salis ha spiegato più volte di ritenere che “non fosse sicuro per Ilaria un domicilio lì” e di essersi convinto solo dopo che il ministro della Giustizia italiano ha caldeggiato questa ipotesi, ritenendo che “non ci fossero più i problemi di sicurezza che temevamo”. La questione era dunque soprattutto procedurale. E imboccando “la strada giusta” sin da subito, forse la detenzione in carcere di Ilaria sarebbe potuta terminare prima. Risalgono all’8 marzo le dichiarazioni del Guardasigilli sul caso: chiedere i domiciliari direttamente in Italia è stato un errore, spiegava, perché la transizione diretta dal carcere ungherese ai domiciliari in Italia “non era possibile”. Solo presentando la domanda giusta su suggerimento del ministro si è arrivati, alla seconda udienza, ad un risultato inatteso. Ora si potrà lavorare per riportarla in Italia.
Almeno questo, Roberto Salis potrebbe riconoscerlo.