Il Pd vuole abolire il ferro da stiro, l’errore di Segre e Meloni: quindi, oggi…

Il Pd vuole abolire il ferro da stiro, l'errore di Segre e Meloni: quindi, oggi…

– Il premierato? C’è chi lo sostiene a spada tratta e chi lo odia a prescindere. Chi lo contesta, tuttavia, sta demonizzando un sistema che non hai mai sperimentato, mentre lo status quo lo conosciamo bene e sappiamo che in circa 80 anni di democrazia ha prodotto instabilità, corruzione, Mani Pulite, governi balneari, esecutivi che durano il tempo di un amen, leggi elettorali orripilanti, responsabili, l’Ape di Di Maio, governi tecnici e Vaffa Day. Datemi 2 buoni motivi per non provare qualcosa di diverso.

– Leggo sul Corriere la seguente ricostruzione in merito all’affare mascherine in regione Liguria, che da due giorno permette di associare sui giornali Toti con presunte compravendite illecite di Dpi. Due soggetti che presumibilmente sarebbero legati al clan dei riesini, parlano di queste mascherine per bambini e del fatto che se riuscissero ad “agganciare la Regione” farebbero bingo. Ci sono riusciti? Scrive il Corsera: “Dalle carte dell’inchiesta, sembra che il progetto sia rimasto tale senza mai concretizzarsi”. Ma se il presunto reato, sempre che lo sia, non si è mai concretizzato, di cosa stiamo parlando? Di nulla. Ma fa comodo per spalare un po’ di sterco a casaccio e buttarlo sul ventilatore.

– Nello stesso articolo, per dire, spunta un’altra intercettazione in cui – parlando di alcune aree dell’Ilva, Paolo Signorini (ora in carcere) afferma: “Bisogna riuscire ad avvicinare il presidente Draghi”. Ecco: perché non titolate con questa frase?

– Fa molto discutere la bambina che, durante l’ingresso dei calciatori in Fiorentina-Monza, appena la telecamera le passa davanti con il labiale afferma un inequivocabile “Juve m***”. Magari non sarà proprio un’espressione da lord, però vale per lei lo stesso discorso di Mancini e di altri sfottò: questa è l’essenza del calcio. Non c’è un tifoso viola che almeno una volta non si sia rivolto in quel modo contro gli juventini. Così è la vita. Negarlo sa di ipocrisia.

– Oggi non si parla altro che del video del signore al benzinaio che infila la pompa del diesel non esattamente nel serbatoio dell’auto. Si vive meglio senza averlo visto.

– I sondaggisti si domandano a chi conviene di più lo scontro MeloniSchlein in tv. Qualcuno sostiene al premier, che può promettere qualcosa di concreto che resterà nella testa degli elettori. Altri ritengono che ne trarrà vantaggio la leader Pd, visto che potrà sparare alzo zero su tutto. Ma sono dibattiti sul sesso degli angeli. Il problema, per Elly, ma sono pronto a ricredermi, è che in un dibattito televisivo lei non buca la telecamera mentre Meloni sì. E questo fa tutta la differenza del mondo. Come la fece ai tempi di Berlusconi e Prodi.

Liliana Segre è una rispettabilissima senatrice a vita. Il suo giudizio sul premierato è però macchiato da almeno un paio di pecche. Primo: parliamo di una riforma ancora all’inizio, che verrà modificata nelle sue innumerevoli letture, dunque lanciare un simile allarme oggi appare decisamente esagerato. Secondo: che il Capo dello Stato debba “guardare dal basso all’alto il premier forte dell’investitura popolare” non è un pericolo, ma normalissimo. Basta guardare la Francia o la Gran Bretagna. Terzo: chi sostiene che “riformare la Costituzione non sia una drastica necessità del nostro paese”, sbaglia. Perché viviamo in un Paese ingessato, vittima perenne di governi deboli, in un contesto internazionale che chiede – anzi pretende – stabilità. I commentatori lo ripetevano all’unisono ai tempi della crisi del governo Draghi. Ma adesso, casualmente, sono tornati ad essere tifosi di un sistema proporzionale.

– Volete conoscere l’ultima rivoluzionaria idea green? Eccola: eliminare il ferro da stiro. Troppo inquinante. La battaglia verde si vede dalle pieghe, nel senso letterario del termine, e Annalisa Corrado ha pure un nuovo slogan: “Stropicciati per il clima”. Ora, nulla da eccepire ad una ecologista, femminista, ingegnera che si spende per un’economia sostenibile. E magari si tratta di una boutade, anche se da guardare il video dell’intervista qualche dubbio viene. Però bisognerà pur darsi un limite. Passi l’idea che l’Europa debba buttarsi sulle auto elettriche, benché la riduzione di emissioni di C02 del Vecchio Continente non impatteranno granché sul totale mondiale. Passi anche quella borraccia in alluminio che tanto piace a Elly Schlein, al posto delle bottiglie di plastica. Passino i cicli positivi della circolarità del segretario dem, che ancora stiamo cercando di decifrare. Ma pensare di abolire il ferro da stiro visto che “abbiamo un problema di risorse energetiche” supera davvero ogni immaginazione. Occhio, perché la deriva intrapresa può essere pericolosa. Lecito combattere per l’ambiente. Ma se il principio diventa: elimino in nome del clima tutto ciò che risulta superficiale, rischiamo di tornare all’età della pietra. Prima di dire addio al ferro da stiro, per esempio, potremmo cancellare le interviste sul canale youtube del Pd che tra luci, telecamere, audio, spostamenti e dati internet avranno consumato come un esercito di massaie. Che poi si fa presto a passare da “stropicciati per il clima” a “puzzo per il clima”, dicendo addio all’acqua. Il salto può essere immediato. E non c’è deodorante naturale che tenga.

– Mi arrendo. Anche Maurizio Landini chiede a Giovanni Toti di lasciare la poltrona seguendo l’esempio di Vasco Errani che all’arrivo dell’avviso di garanzia “un minuto dopo si è dimesso”. La verità è che sbagliò Errani, che infatti anni dopo è stato assolto. Come fanno un errore grave tutti quelli che – a destra come a sinistra – chiedono le dimissioni del politico di turno finito nella morsa della magistratura. Se gli indagati sono innocenti, e lo sono per definizione, se le ipotesi di reato son tutte da dimostrare, non c’è motivo per dimettersi. Sarebbe tutto più semplice se i pm continuassero a fare il loro lavoro e i politici smettessero di dimettersi, almeno fino a sentenza di primo grado.

L’unico momento, ripetiamolo tutti insieme, in cui si possono cominciare a tirare le somme.

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