Il rimpasto di governo deciso da Vladimir Putin segna uno spartiacque nel conflitto in Ucraina. Il ministro della Difesa Sergei Shoigu, dopo dieci anni al comando delle forze armate russe, è stato sostituito da Andrey Belousov, politico ed economista. Una scelta che ha sollevato molte domande, a cui il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov ha risposto giocando la carta dell’innovazione.
“Sul campo di battaglia oggi vince colui che è più aperto all’innovazione. Pertanto, in questa fase, il presidente ha deciso che un civile sarà a capo del ministero della Difesa”, ha dichiarato, aggiungendo che l’attivo di Belousov al dicastero è collegato ai processi attualmente in corso nell’economia russa. “È molto importante adattare l’economia del comportato all’economia del Paese, in modo che corrisponda alle dinamiche del momento”, ha spiegato. Secondo diversi analisti, potrebbe essere l’indicazione del fatto che il Cremlino si stia preparando a una guerra lunga, durante la quale il settore bellico dovrà diventare il punto centrale degli sforzi produttivi della Federazione.
Oltre alle ipotesi sul futuro, però, la rimozione di Shoigu dal suo incarico ha segnato anche una vittoria per un’organizzazione che è ormai diventata l’ombra di ciò che era nel 2023: la compagnia Wagner. Il defunto campo della Pmc, Evgenij Prigozhin, si era più volte scagliato contro l’ex ministro delle Difesa e il capo di Stato maggiore Valerij Gerasimov, accusandoli di incompetenza e di privare le sue forze dei rifornimenti necessari. Questa sua acredine contro l’ordine costituito gli aveva fatto guadagnare parecchia popolarità in Russia, tanto che la popolazione e parte delle forze armate avevano accolto con favore la marcia dei mercenari su Mosca, interrotta a pochi chilometri dalla capitale.
Al tempo, Shoigu era rimasto al suo posto. Mesi dopo, nonostante i successi ottenuti dalle truppe russe negli ultimi mesi e il recupero dell’iniziativa contro gli ucraini, è stato sostituito. Si potrebbero fare molte ipotesi sul motivo dietro alla decisione di Putin, legate ai piani per il conflitto, ai fallimenti negli ultimi due anni di guerra o a una rottura dei legami di vecchia data tra i due, anche se la nomina del siberiano a segretario del Consiglio di Sicurezza lascia intendere che non abbia perduto il favore dello zar.
Si potrebbe dunque parlare di un “riassestamento” più che di un rimpasto vero e proprio, l’inizio di una pianificazione di lungo corso volta a dare basti abbastanza solide alla Russia da permetterle di sostenere altri anni di conflitto nel caso in cui non avvenisse il collasso del fronte di Kiev auspicato e declamato dai generali di Putin.