“Voglio vederci chiaro”, “Te ne farai una ragione”. Ping pong tra ministri sul Superbonus

Superbonus, ping pong tra ministri

«Tajani se ne farà una ragione». Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti tira dritto sull’emendamento «spalma crediti al decreto superbonus». E pazienza se Forza Italia ha più di qualche perplessità. Tra i due ministri non c’è uno «scontro», come provano a raccontare a sinistra, ma una differenza di vedute sì. Il clima, che è dialettico e non bellico, era già intuibile a Milano, due giorni fa: durante un’iniziativa di Confindustria Lombardia, il leghista, mentre stava per andarsene (aveva un impegno), è tornato indietro per un siparietto. E rivolgendosi agli altri speaker sul palco (Crosetto, Renzi, Calenda e proprio Tajani) ha scherzato: «Non è che fate un altro superbonus?». La platea ha riso. E Renzi ha dato a Giorgetti del «draghiano». Tutto fuorché con accezione negativa. Di sicuro l’esponente del Carroccio ha fatto capire di dover tenere a bada i conti. Vale per questo e per altri argomenti di stretta attualità economica.

Ma il vicepremier Tajani continua a rivolgere lo sguardo alle imprese: «Essere leali non significa omologarsi», ricorda il ministro degli Esteri. E rivendica la natura liberale di Forza Italia. Il leader azzurro parla di «dibattito costruttivo». Ma non vuol sentir parlare di «norme retroattive» imposte. Figurarsi in materia fiscale. «Tajani se ne farà una ragione, capirà il buonsenso che ha ispirato l’emendamento», insiste il vicesegretario della Lega, riferendosi sempre a Tajani. Anche perché il sentiero alternativo è stretto e rischioso: Giorgetti fa l’esempio dei tagli alla Difesa o alle missioni all’estero. Proprio mentre il ministro Guido Crosetto ribadisce che il Paese necessita di più investimenti in quell’ambito. Ne va anche della sicurezza interna. «Il testo è migliorato», ammette poi il ministro degli Esteri, che non rinuncia alla battaglia tout court ma che così lancia un messaggio di distensione. «Anche Giorgetti se ne farà una ragione». Fi, sul punto, non mollerà: «Voglio vederci chiaro». Tenendo a mente una certezza: «Giorgetti è un ottimo ministro». È un ping-pong istituzionale con la prospettiva delle elezioni europee. «Questa – tuona Tajani – è la nostra civiltà giuridica, la nostra cultura politica». Niente retroattività, quindi: forse questo è il nodo che può sbloccare l’impasse. Per ora, con l’emendamento presentato venerdì sera, la situazione non prevede retroattività, se non per il periodo gennaio-giugno di questo anno.

La sinistra prova a sfruttare il momento. Elly Schlein, segretaria dem, ritiene che la discussione in atto rappresenti un «grave danno». Pure per via delle «incertezze negli operatori». È il gioco delle parti. Francesco Boccia, plenipotenziario della segreteria Schlein, definisce il governo come «nel caos». La sensazione, invece, è che l’esecutivo si rafforzi anche per mezzo della dialettica interna. Anche il resto dell’opposizione interviene. Raffaella Paita, senatrice d’Iv e coordinatrice nazionale, è netta: «False promesse». «Non è stata sposata la mia linea – fa notare il ministro dell’Economia -, è stata sposata la linea del buonsenso e dell’interesse generale del Paese». La sottolineatura è sul tema del debito pubblico, oltre che sulla serietà.

In maggioranza son tutti concordi sulla natura disastrosa del provvedimento voluto da Giuseppe Conte. «Si è trasformato in un buco nei conti pubblici per la pessima gestione. Molte cose non si possono fare a causa di ciò che è successo», afferma Tajani.

Anche se il modo per uscirne può far discutere due ministri.

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