“Davide contro Golia”, ogni corsa finita è già un grosso risultato. Luigi Dindo, capoprogetto della Isotta Fraschini impegnata nel WEC ci racconta la sua creatura. Con Ferrari e Lamborghini, nel Campionato del mondo Fia-Wec c’è anche una terza italiana: Isotta Fraschini. Dopo aver rilevato il brand, la proprietà composta da un manipolo di industriali italiani, grandi appassionati di auto, ha messo in piedi un importante progetto che vede la creazione di una supercar in tiratura limitatissima, Tipo 6 LMH Strada, e la partecipazione al Mondiale Fia-WEC con la Tipo 6 LMHCompetizione. L’ingegnere Luigi Dindo, Direttore Tecnico della Michelotto Engineering, ne è il capoprogetto.
Ingegnere, qual’è stata la principale fonte di ispirazione e che obiettivi vi siete prefissati nel progettare la Isotta Fraschini per il campionato FIA WEC?
“Quando nel 2021 abbiamo iniziato il progetto avevamo appena perso una commessa importante, ci siamo confrontati e l’obiettivo che ci siamo posti è stato quello di affrontare come Michelotto un progetto complesso e completo di automobile, per crescere nelle competenze aziendali, tenere assieme il gruppo tecnico e poter proporre al mondo automotive la Michelotto Engineering, come partner di progettazione, il nuovo progetto doveva essere l’antenna tecnologica della Michelotto verso il mondo, per spiegare con i fatti le capacità dell’azienda”.
Quali sfide principali avete affrontato durante il processo di progettazione e sviluppo del veicolo?
“La vettura è nata da un foglio bianco, ogni singolo pezzo è nuovo, nulla era disponibile dai progetti precedenti, salvo un gruppo di lavoro competente ed affiatato, ma senza esperienza specifica sulle vetture prototipo (altri costruttori hanno fatto almeno 2 anni in LMP2 prima di iniziare questa sfida titanica n.d.r.). Il primo problema è stato il motore, dopo una breve ricerca di mercato abbiamo deciso di costruirne uno specifico, i cui diritti intellettuali appartengono ad Isotta Fraschini Milano, abbiamo così indicato al nostro fornitore i requisiti della parte meccanica e tenuto a Padova la parte strategica della sua gestione elettronica. In seguito abbiamo scelto tutti gli altri partner tecnici per: aerodinamica, elettronica hardware e software, scocca, cambio, batteria, autotelaio, carrozzeria. Da quel momento è partito il lungo lavoro di impostazione della vettura, progettazione e testing, che ci portato alla Tipo 6 C che sta correndo nel WEC. Le maggiori difficoltà le abbiamo incontrate nel soddisfare i requisiti di stabilità aerodinamica richiesti dai regolamenti LMH, un concetto nuovo che non avevamo mai affrontato prima, ma come per tutti gli altri aspetti tecnici è stato risolto con l’aiuto di tutto il gruppo di lavoro e di questo ne siamo orgogliosi”.
Come descriveresti le caratteristiche chiave della Isotta Fraschini che la distinguono dalle altre vetture nel campionato?
“È una vettura semplice e robusta nella quale abbiamo fatto attenzione a non fare errori di impostazione, avere i parametri fondamentali di peso e aero corretti e avere la possibilità di poterla sviluppare negli anni a venire. Rispetto le altre vetture del campionato si distingue per il mono turbo e un’aerodinamica anteriore particolarmente aggressiva, più vicina agli LMP1 che alle altre LMH ns concorrenti del campionato WEC”.
Qual è il ruolo della tecnologia e dell’innovazione nel vostro approccio alla competizione automobilistica?
“Tecnologia e innovazione sono state e sono il faro del reparto tecnico e non potrebbe essere altrimenti. Nel gruppo abbiamo molti giovani e valenti ingegneri e facciamo largo uso della simulazione per poter deliberare in virtuale ogni parte della vettura. Software specifici per calcoli CFD aero e motore, FEM, simulazione dinamica, scrittura software di gestione vettura specifico e proprietario, finanche l’AI e le reti neurali, sono stati compagni di viaggio preziosi in tutto il progetto”
Come avete bilanciato le prestazioni della vettura con la sostenibilità e l’efficienza energetica, considerando il contesto attuale di preoccupazione per l’ambiente?
“Le corse servono soprattutto per migliorare la tecnologia e l’efficienza energetica con tempi serrati. La nostra LMH è una vettura ibrida con batteria 900 volt e recupero di energia, usa inoltre benzina con una percentuale minima di derivazione fossile, direi un grosso passo avanti rispetto alle Gt cui eravamo abituati”.
Quali sono le strategie di gestione dell’energia e di ottimizzazione delle risorse impiegate nella Isotta Fraschini?
“La Tipo 6C è dotata di un motore elettrico da 200 kW e di un differenziale anteriore che ci permette di recuperare energia in frenata per caricare una batteria alta tensione. Questa energia è poi riutilizzata dallo stesso motore elettrico, per affiancare il motore termico in accelerazione. Un complesso software di controllo gestisce la ripartizione di potenza erogata fra motore termico ed elettrico, la carica della batteria e il bilancio dinamico della vettura, erogando infatti più o meno potenza all’anteriore e/o al posteriore si può ottimizzare il bilancio dinamico della vettura adattandolo allo stile di guida dei piloti”.
In che modo la collaborazione con altri attori nell’industria automobilistica ha influenzato lo sviluppo della vostra vettura da corsa?
“Aver potuto lavorare con i Costruttori leader nel segmento Hypercar stradali e le Gt da competizione ci ha permesso di acquisire nel gruppo di lavoro un approccio di progettazione scientifico e sistematico, di aver accesso ai più sofisticati metodi di progettazione e ai fornitori strategici di componenti al massimo livello della tecnologia”.
Come prevedete che l’esperienza acquisita attraverso la partecipazione al campionato FIA WEC influenzerà il futuro dello sviluppo della Isotta Stradale?
“Questi tre anni sul progetto LMH dove ci siamo occupati di tutto e abbiamo avuto ogni genere di difficoltà, hanno fatto crescere molto in fretta il gruppo tecnico, che è ora pronto per altre sfide importanti, come la Isotta Fraschini stradale”.
Quali sono le vostre aspettative per questa stagione di gare e quali sono i vostri obiettivi principali?
“Come tutti i papà con i propri figli abbiamo grandi aspettative dalla vettura, ma dobbiamo fare i conti con la realtà, ci stiamo confrontando con dei titani con risorse molto maggiori delle nostre, siamo stati correttamente definiti un “Davide contro Golia”, direi che ogni corsa finita è già un grosso risultato ed essere in qualche gara vicini ai primi e prendere dei punti mondiali sarebbe la ciliegina che ci farebbe tutti felici”.
Infine, come vi aspettate che la partecipazione al campionato FIA WEC contribuirà alla reputazione e alla visibilità del marchio Isotta Fraschini?
“Questo marchio storico sta vivendo nuova vita, le corse sono un ricostituente efficacissimo, il Wec è sempre più seguito e la spettacolarità delle gare in costante crescita.
Anche se sono passati molti anni, credo faccia piacere a tutti quelli che hanno amato questo marchio vederlo accettare la sfida delle corse e confrontarsi con i titani dell’automobilismo e sono convinto che chi acquisterà la stradale lo farà anche perché avrà visto il marchio Isotta Fraschini correre nel Wec”.