Lo strapotere delle Coop mai scalfito dalle procure

Lo strapotere delle Coop mai scalfito dalle procure

Da una parte la Coop, il colosso rosso che ha occupato scrupolosamente le aree commerciali più importanti delle regioni governate dalla sinistra. Dall’altra Esselunga, la catena creata da Bernardo Caprotti, che della battaglia decennale per farsi largo anche fuori dalla Lombardia ha fatto una ragione di vita e un bestseller, «Falce e Carrello». La differenza è che ora a pagare le conseguenze di quella battaglia è Esselunga: non Caprotti, che è passato a miglior vita, ma suo genero Francesco Moncada, marito di Marina, che si ritrova inquisito a Genova nell’inchiesta contro il presidente della regione, Giovanni Toti.

Secondo la procura di Genova, gli spot per la candidatura a sindaco di Marco Bucci, trasmessi a spese di Esselunga su un tabellone nel maggio 2022, erano la tangente per il via libera a due supermercati, uno a Sestri Ponente – già autorizzato e fermo da tempo per pastoie burocratiche – e uno a Savona. Cioè proprio due dei progetti che Caprotti si era visto bloccare per anni, a tutela dello strapotere dei supermercati rossi.

Uno strapotere che, come si legge nel libro pubblicato da Marsilio, si traduceva in danni cospicui per i consumatori. Secondo le tabelle con i prezzi rilevati da Panel alle Coop di Rivarolo, Sanremo e la Spezia nonché all’Ipercoop di Genova, i liguri dovevano sborsare mediamente il 14,9 per cento in più rispetto ai lombardi che si servivano all’Esselunga. «Capisce bene che qui non si tratta più soltanto di una distorsione del mercato ma del territorio», commentava uno sconsolato Caprotti.

Nel libro dell’imprenditore, lo strapotere rosso in Regione ha un nome: Bruno Cordazzo, presidente di Coop Liguria e poi di Unipol. Che rivendicava rapporti privilegiati con le istituzioni locali, «costruiti nel tempo con il dialogo, il confronto, la concertazione». Conseguenza: quando in Valbisagno la Coop rileva una fabbrica di moto giapponesi se la vede istantaneamente mutare di destinazione, e la trasforma in un supermercato; quando è Esselunga in Valpolcevera a chiedere di convertire una fabbrica, il progetto viene bloccato inesorabilmente, «Il fatto che Esselunga venga a Genova fa letteralmente impazzire le cooperative», spiegano i suoi manager a Caprotti.

Lo sblocco della pratica per Genova e l’avvio del progetto per Savona è dunque per Moncada, in quei mesi di due anni fa, non un favore ma il riconoscimento di un diritto calpestato per decenni. La proposta di regalare degli spazi pubblicitari a Bucci la fa lo stesso Moncada poco dopo, parlando con Maurizio Rossi dell’emittente Primo Canale «Allora, come facciamo a dare una mano a Bucci? Non che ne abbia bisogno, ma le cose che sento sono tutte estremamente positive». Nasce così il contratto da cinquemila euro per i passaggi degli spot di Esselunga sulla Terrazza Colombo, cui un dipendente «distratto» mischierà alcuni filmati di Bucci.

Aiuti a uno schieramento da cui Caprotti & C si sentono aiutati? Probabilmente. Ma sarebbe difficile trovare una imputazione analoga per i sostegni economici versati dalle Coop, in chiaro e in nero, al loro partito di riferimento. Quando Carlo Nordio, allora pubblico ministero a Venezia, incriminò Massimo D’Alema e Achille Occhetto, i due vennero archiviati (e risarciti per la durata del procedimento). Stessa scena a Modena ove il presidente di Coop Estense fu indagato per dei libretti di risparmio che funzionavano da cassa parallela del Pds: archiviato. A Perugia un imprenditore in affari con le Coop dichiara di finanziare i diessini locali: inchiesta neanche aperta. E quando Nicola Verrini, dirigente della Cpl Concordia di Modena, apre uno squarcio sui soldi al Pd, a venire condannato è lui. Insomma, l’affinità elettiva tra Coop e partito diventa – magari giustamente – la giustificazione per l’aiuto economico.

Ma per Esselunga non vale.

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