Sono cominciate poco dopo le 13.30 le audizioni dei familiari di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori, le due 15enni scomparse a Roma nell’estate del 1983, davanti alla Commissione bicamerale d’inchiesta nell’aula di Palazzo San Macuto. Prima che la seduta avesse inizio, il presidente della commissione, Andrea De Priamo, ha ricordato il giornalista Andrea Purgatori che si occupò del caso Orlandi. “Questa commissione riguarda la scomparsa di due ragazze: per noi le due vicende hanno pari dignità e lo dico perché mediaticamente la vicenda Orlandi ha avuto grandissima eco – ha sottolineato De Priamo – Noi non siamo un programma televisivo siamo una commissione di inchiesta. Ci impegneremo a fare il massimo per chiarire le due vicende“. Intanto ci sono grosse novità sulla identità del misterioso telefonista che, con strana inflessione anglofona, chiamò a casa Orlandi due settimane dopo la scomparsa di Emanuela. Stando a quando emerso dall’esito di una perizia fonica, potrebbe essere l’ex indagato Marco Accetti.
La sorella di Mirella Gregori: “Per noi è l’ultima spiaggia”
La prima a parlare in Commissione di inchiesta è stata Maria Antonietta Gregori, la sorella di Mirella. “Finalmente qualcuno si interessa alla storia di mia sorella, per noi è l’ultima spiaggia“, sono state le sue parole. L’allora 15enne scomparve il pomeriggio del 7 maggio 1983 dopo che un tal “Alessandro”, fingendosi un ex compagno di classe, citofonò a casa sua convicendo la ragazza a scendere. “Mirella fu fatta scendere con l’inganno. – ha detto Maria Antonietta – Da allora ci sono stati punti non vagliati depistaggi, sciacalli, lettere anonime, persone sentite e verbalizzate che poi hanno cambiato opinione. Si deve ripartire da zero e scindere il caso di Mirella da quello Orlandi“. Gregori ha ricordato anche un altro dettagliato importante: “Nel settembre ’83 ci fu una telefonata dove lavoravo durante la quale mi dettero la descrizione esatta dei vestiti che indossava il giorno della scomparsa e che potevamo sapere solo noi. Abbiamo avuto paura, abbiamo pensato che forse era qualcosa di più grande“. Parlando alla Commissione, la sorella di Mirella ha sottolineato che nella storia della sorella, come in quella di Emanuela Orlandi, “torna l’Avon“. “Mirella faceva propaganda Avon, erano tutte ragazze chiamate a fare delle riunioni dove dovevano vedere prodotti. – ha precisato – Non so se c’entra qualcosa. Ma l’Avon torna“.
Pietro Orlandi: “Cercare l’audiocassetta delle torture”
Subito dopo è stato il turno di Pietro Orlandi, il fratello di Emanuela. “La Commissione di inchiesta potrebbe cercare e trovare l’audiocassetta delle torture“, ha detto Orlandi in riferimento a un misterioso nastro sul quale sarebbe incisa la voce di una ragazza che viene ripetutamente torturata. “Nell’audiocassetta delle torture si sente una ragazza che urla, era terrificante, era molto disturbata come audiocassetta. La cosa strana è che, pochi giorni dopo, dissero a mio padre di stare tranquillo, che erano solo spezzoni di un film porno, un mitomane – ha ricordato Pietro – Quella pista fu dimenticata completamente, solo dopo ho trovato relazioni su quell’audiocassetta, che fu affidata ad analisti del Sismi, e c’è scritto che quella voce con altissima probabilità apparteneva alla voce di Emanuela“. E ancora: “Io non sono riuscito a trovare questa audiocassetta: dopo 40 anni da lì potrebbe uscire qualsiasi altra cosa con le tecnologie di oggi. Forse è nell’archivio della questura, a cui io non ho accesso“.
“Ci sono tre piste da seguire”
Pietro Orlandi ha indicato “tre piste” da seguire per arrivare alla verità. “La prima pista riguarda il magistrato che si occupò dell’inchiesta, Capaldo” che, secondo quanto riferito dallo stesso Pietro, gli raccontò “di aver avuto nel 2012 un incontro con due emissari del Vaticano. Lì ci fu una sorta di ammissione del Vaticano di essere a conoscenza di alcuni fatti e mi auguro che Capaldo venga ascoltato” dalla Commissione di inchiesta. La seconda pista è quella dei “messaggi whatsapp da due persone che facevano parte dell’Ufficio Cosea, istituito nel 2013 da papa Francesco, che parlano di documenti che riguardano Emanuela“. E infine “la pista di Londra” sulla quale, rispondendo ad alcune domande, Pietro Orlandi ha poi precisato di aver ricevuto “una mail, tramite il blog di Emanuela, da una persona che diceva di sapere che Emanuela è stata a Londra“.
Federica Orlandi: “Fui l’ultima persona a sentire Emanuela al telefono”
Successivamente la parola è passata a Federica Orlandi, una delle tre sorelle di Emanuela. “Sono stata l’ultima che ha sentito Emanuela per telefono. – ha ricordato – Ero a casa e i miei erano usciti, ed è arrivata la chiamata di Emanuela dalla scuola di musica e voleva parlare con mamma perché, prima dell’entrata, era stata avvicinata da un ragazzo che le aveva proposto un lavoro per conto di Avon per il sabato successivo“. “Questa persona l’ha rassicurata, le ha detto: ‘Chiama tua madre e io ti aspetto quando esci e ti do il materiale così lo fai vedere ai tuoi – ha proseguito – Mi disse che il compenso era di 350mila lire“. “Io sono rimasta perplessa, pensavo più a un truffatore, le ho detto di tornare a casa e che poi ne avrebbe parlato con mamma“, ha continuato Federica Orlandi spiegando che inizialmente quando la sparita è sparita avevano pensato tutti a “un maniaco“.
La perizia fonica: “Potrebbe essere la voce di Marco Accetti”
Proprio nelle ore in cui sono iniziati i lavori della Commissione parlamentare d’inchiesta, spunta una novità che potrebbe fare nuova luce sui cold case delle due 15enni scomparse. Stando a quanto riporta il Corriere della Sera, una nuova perizia fonica sulla voce mai identificata dell’uomo con inflessione anglofona che telefonò sia a casa Orlandi che Gregori, rivendicando il rapimento delle ragazze, porterebbe sulle tracce di Marco Accetti. Questi, già condannato per l’omicidio stradale di José Garramon, al tempo fu indagato e poi prosciolto. Mettendo a confronto la registrazione di quello che all’epoca fu ribattezzato come “l’Amerikano” e la voce di Accetti, il perito tecnico Marco Aurcuri è giunto alla conclusione che si tratta della stessa persona. O meglio, la compatibilità tra i due file audio è pari all’86%, una percentuale senza dubbio altissima. Per dovere di cronaca, va detto che Accetti si è autoaccusato dei due rapimenti dopo l’elezione di Papa Francesco, nel 2013, motivando la sua scelta con “il diritto di un cittadino a ricredersi sugli errori fatti in gioventù“. Inoltre è la stessa persona che restituì il flauto appartenuto a Emanuela alla famiglia Orlandi.
Tuttavia resta da capire se si tratti dell’ennesimo tentativo depistaggio oppure se la decisione di uscire allo scoperto sia stata concordata con qualcuno verosimilmente coinvolto nella scomparsa delle due ragazze.