Addirittura un ultimatum da parte di Enrico Mentana. Se entro stasera l’azienda non interverrà nella querelle tra lui e Lilli Gruber «ne trarrò le dirette conseguenze». Così il direttore ieri ha chiuso in maniera clamorosa il suo tg. La vicenda travalica le questioni di palinsesto tra i due big della rete di Cairo e sfocia in uno scontro diretto con l’editore e magari l’addio alla rete. Mentana rivendica rispetto per i 14 anni di direzione del tg e si scaglia contro il mutismo dei vertici.
La questione comincia lunedì sera quando Lilli Gruber prende la linea dal Tg e in apertura di «Otto e mezzo» sbotta contro Mentana reo di essere andato troppo lungo con il notiziario portandole via spazio e gli dà dell’«incontinente». «Buonasera e benvenuti alle 20.46, non alle otto e mezza e a Otto e mezzo Ma insomma, l’incontinenza è una brutta cosa. Scusateci di questo ritardo», dice. Il direttore la mattina dopo risponde via Instagram definendo lei maleducata e i vertici de La7 degli «ignavi» per non essere intervenuti a difenderlo, allegando la curva degli ascolti del suo tg, che sale dall’1 all’8 per cento, per mostrare come lei dovrebbe essergli solo grata perché le serve la linea su un piatto d’argento: «A quel tg – scrive – ha imprevedibilmente fatto seguito un giudizio grevemente sprezzante nei miei confronti da parte di chi conduceva il programma successivo».
Insomma, una guerra combattuta tra i due per parecchio tempo dietro le quinte e poi deflagrata clamorosamente in pubblico. Mentana, che con il suo telegiornale ha di fatto costruito la rete, portandola a numeri stellari, si ritiene in diritto di prendersi qualche spazio in più quando la cronaca (e cioè quasi sempre) lo richiede, soprattutto in tempi di guerra. La Gruber, che pure ha portato il suo programma a numeri molto alti (circa 8% di share), non lo tollera. In mezzo ci sono il direttore de La7 Andrea Salerno e l’editore Urbano Cairo che si sono ben guardati dal metterci bocca. Ma questa cosa ha fatto arrabbiare ancor di più Mentana che nel post ha chiosato: «A questo punto le distanze, come è doveroso, le prendo io, dai maleducati e dagli ignavi». Parole che, appunto, alimentano ancora di più i rumors che danno il direttore in uscita da La7 verso altri lidi, come il Nove che, per completare la transizione verso una rete generalista dopo gli acquisti di Fazio e Amadeus, ha bisogno di un notiziario popolare. E Mentana potrebbe farsi solleticare da un’avventura in un mondo televisivo nuovo e stimolante con un editore americano dai potenti mezzi economici. Non sarebbe la prima volta che prende l’occasione di uno sgarbo per chiudere i conti a andarsene (lo fece anche a Mediaset). Oggi sarà un giorno di fuoco per La7: sostituire lui non è assolutamente facile. La rete potrebbe crollare. Se sulla rete di Cairo volano gli stracci, in Rai siamo ai coltelli. Nel day after della storica giornata in cui per la prima volta i tg principali sono andati in onda nonostante lo sciopero dei giornalisti (dichiarato contro le ingerenze del governo), l’atmosfera tra i colleghi è ovviamente tesissima, musi lunghi, accuse e contro-accuse tra chi ha aderito e chi no. Alla fine, i conti ufficiali riferiscono una adesione allo sciopero del 56 per cento. L’Usigrai sostiene che è stato del 75. Ma i direttori sono riusciti ugualmente a fare i notiziari.
E questo cambia radicalmente la situazione sindacale nella tv pubblica con un nuovo sindacato, l’Unirai, che può contrastare lo storico Usigrai.