Questa mattina, il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, esponente del partito Noi Moderati, è stato raggiunto da un’ordinanza di custodia cautelare con arresti domiciliari. L’accusa è di corruzione per l’esercizio della funzione e per atti contrari ai doveri d’ufficio. L’inchiesta è condotta dalla Dda di Genova insieme alla procura del capoluogo ligure, guidata da Nicola Piacente. Il focus dell’indagine sono le elezioni in Liguria del 2020 e oltre al governatore sono state raggiunte da misure cautelari altre 9 persone, tra le quali Matteo Cozzani, capo di gabinetto di Toti. Le perquisizioni sono tutt’ora in corso e finora sono stati sequestrati 570mila euro nei confronti di alcuni imprenditori.
Le persone coinvolte
A essere colpiti dalle misure cautelari sono anche Paolo Emilio Signorini, già presidente dell’Autorita di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale; gli imprenditori Aldo e Roberto Spinelli e Mauro Vianello; il consigliere di amministrazione di Esselunga, Francesco Moncada. Altri destinatari dell’ordinanza sono Arturo Angelo Testa, Italo Maurizio Testa e Venanzio Maurici. L’unico per il quale si sono aperte le porte del carcere è Signorini, indagato per corruzione per l’esercizio della funzione e per atti contrari ai doveri d’ufficio. Per Cozzani, ora ai domiciliari, si ipotizza il reato di corruzione elettorale. Su di lui, però, pesa anche l’ipotesi di aggravante di aver agito al fine di agevolare l’attivita di Cosa Nostra. Accusa che non viene mossa al governatore Toti. In particolare, seguendo l’attività di Cozzani, gli inquirenti hanno acceso i fari sul clan Cammarata del mandamento di Riesi, in provincia di Caltanissetta, che ha articolazioni a Genova.
Le accuse al capo di gabinetto
Cozzani è stato il coordinatore della campagna elettorale per la lista “Cambiamo con Toti Presidente” nel 2020 e, secondo la procura, avrebbe promesso, assieme agli indagati Italo Maurizio Testa e Arturo Angelo Testa, legati al mandamento di Riesi, posti di lavoro ed il cambio di un alloggio di edilizia popolare per convogliare i voti degli elettori appartenenti alla comunità siciliana di Genova. Questa manovra avrebbe mosso circa 400 voti verso la lista di Toti, in particolare sul candidato Stefano Anzalone, anche lui indagato ma senza aggravante mafiosa, e verso altri candidati. Nello specifico, Anzalone avrebbe offerto ai fratelli Testa vitto e soggiorno a Genova nel periodo subito fra il 10 e il 19 settembre 2020.
Le accuse a Giovanni Toti
Il fascicolo di indagine sarebbe stato aperto per presunte tangenti in porto. Secondo quanto ricostruito dai magistrati, ci sarebbe stato un sistema di potere ha indirizzato le operazioni politico-amministrative che si sono svolte in Liguria negli ultimi anni, ivi compresa la gestione, concessa fino al 2051, del Terminal Rinfuse, gestito dalla società Terminal Rinfuse Genova srl., controllata al 55% dalla Spinelli S.r.l. Si tratta di uno dei principali terminal del porto genovese, snodo commerciale fondamentale nel Mediterraneo, uno dei principali per gli scambi da e per l’Italia. Dagli atti dell’indagine emerge che il governatore avrebbe ricevuto denaro per agevolare le pratiche edilizie per due supermercati di Esselunga ma anche per velocizzare il rinnovo di concessioni portuali e trasformare spiagge da libere a private.
Gli inquirenti sostengono che il governatore avrebbe ricevuto in più tranche 74.100 euro, che gli Spinelli avrebbero versato al “Comitato Giovanni Toti”, a volte come finanziamenti a volte per la partecipazione a cene elettorali. Il presidente della Liguria si sarebbe attivato anche per assegnare agli Spinelli gli spazi portuali ex Carbonile Itar e Carbonile Levante e un’area demaniale di Aspi-Società Autostrade. In concorso con Cozzani, poi, è accusato di aver accettato la promessa di Moncada di un finanziamento illecito rappresentato dal pagamento occulto di alcuni passaggi pubblicitari sul pannello esposto sulla Terrazza Colombo per la campagna elettorale comunale del giugno 2022. Questo, in cambio dell’impegno a sbloccare due pratiche di Esselunga pendenti in Regione relative alla apertura di due punti vendita rispettivamente a Sestri Ponente e Savona.
La replica di Esselunga
A stretto giro rispetto ai lanci stampa sull’arresto di Giovanni Toti e sull’indagine che, tra gli altri, coinvolge anche Francesco Moncada, consigliere di amministrazione di Esselunga, il colosso dei supermercati ha diramato una nota in cui sostiene “che il proprio management ha sempre agito correttamente ed esprime fiducia nell’operato della magistratura auspicando che si faccia tempestivamente chiarezza sui fatti“.