Si tratta di un’eccellenza italiana nel mondo e un importante motivo di vanto per il nostro Paese: il prof. Paolo Maria Rossini, Specialista in Neurologia e Direttore del Dipartimento di Neuroscienze e Neuroriabilitazione IRCCS San Raffaele, ha ricevuto il prestigioso riconoscimento di essere nell’elite mondiale degli studiosi trovandosi al top 0,05% di tutti gli scienziati secondo la classifica di ScholarGps, il più importante portale che raggruppa profili e classifiche degli studiosi e principale fonte online per l’analisi dell’attività accademica nel mondo accademico e altrove.
I riconoscimenti al prof. Rossini
Sono tre i meriti che vengono riconosciuti al nostro luminare: record di pubblicazioni, l’elevato impatto del suo lavoro e l’eccezionale qualità dei contributi accademici nelle varie aree scientifiche: il prof. Rossini è al terzo posto mondiale nel campo della Neurofisiologia Clinica ed è stato nominato tra gli “Highly Ranked Scholar”, in pratica tra i professionisti di più alto livello sulle prestazioni in vari campi, discipline e specialità. I numeri parlano da soli con la pubblicazione delle aree in cui lo scienziato ha ottenuto il prestigioso riconoscimento per tutti i risultati raggiunti fino a questo momento nella sua carriera:
- 6.457 Complessivamente (tutti i campi)
- 1.214 Scienze della vita
- 3 Neurofisiologia clinica
- 8 Neurofisiologia
- 11 Elettroencefalografia
- 17 Potenziale evocato
Il profilo dello studioso
ll prof. Rossini ha molteplici interessi “nel campo delle tecniche neurofisiologiche applicate allo studio delle funzioni del sistema nervoso centrale umano, nonché per la diagnosi e il trattamento precoce delle malattie neurologiche, in particolare demenza e invecchiamento cerebrale patologico”, ricorda la scheda pubblicata dal San Raffaele. Esattamente un anno fa (maggio 2023), il prof. ha ricevuto il prestigioso premio “Erik Stalberg” per la qualità delle sue ricerche in campo di demenza.
Lo studioso è stato pioniere sull’uso di nuovi e più avanzati metodi per l’analisi dell’EEG (Elettroencefalogramma), dei Potenziali Evocati e della stimolazione elettromagnetica transcranica non invasiva. Il prof. “coordina diversi studi multicentrici che affrontano l’analisi comparativa dei risultati neurofisiologici con altri ‘biomarcatori’ per l’identificazione precoce della condizione di MCI (Mild Cognitive Impairment) prodromica alla demenza”.
Il professore è anche presidente e fondatore del progetto NEUROCONNECT per la formazione di giovani scienziati che si occupino di multidisciplinarietà e scienze integrate: il suo ruolo, tra gli altri, anche quello di coordinare nuove strategie di sviluppo per i nuovi servizi da poter offrire ai clienti.
Intervistato lo scorso anno dal Giornale, tra le varie cose ha spiegato che la crescita dei casi di demenza sulla popolazione sono essenzialmente due: il maggior invecchiamento e i passi in avanti nelle diagnosi che oggi sono molto più precise rispetto al passato.