Media arabi: “Hamas ha accettato l’accordo”. Ma Gantz: “Nessuna risposta ufficiale”

Media arabi: "Hamas ha accettato l'accordo". Ma Gantz: "Nessuna risposta ufficiale"

Le pressioni dei mediatori e la minaccia di Israele di attaccare Rafah entro la fine della settimana sembrano aver avuto il loro effetto. Il quotidiano Haaretz, Hamas avrebbe accettato l’accordo di cessate il fuoco nella Striscia di Gaza dopo aver ricevuto garanzie da parte degli Stati Uniti che le Idf non attaccheranno l’exclave dopo la liberazione degli ostaggi.

Questo dettaglio era stato menzionato anche dall’emittente Channel 12 e smentito in mattinata da fonti di Tel Aviv. “Contrariamente a quanto riportato, Israele non accetterà in nessun caso la fine della guerra come parte di un accordo per il rilascio dei nostri ostaggi“, aveva dichiarato un funzionario. “Come deciso dai vertici politici, l’IDF entrerà a Rafah e distruggerà i rimanenti battaglioni di Hamas, con o senza una tregua temporanea per consentire il rilascio dei nostri ostaggi“. Non è noto al momento se qualcosa sia cambiato ai vertici dello Stato ebraico. Su X, il reporter di Axios Barak Ravid ha aggiunto che “alti funzionari israeliani affermano che ci sono prime indicazioni che Hamas accetterà di portare a termine la prima fase dell`accordo il rilascio umanitario degli ostaggi senza un impegno ufficiale da parte di Israele a porre fine alla guerra“.

Sulla questione è intervenuto anche il ministro del governo di emergenza e membro del gabinetto di guerra Benny Gantz, che ha invitato ad “attendere aggiornamenti ufficiali” in merito ai negoziati con i terroristi palestinesi. “Suggerisco alle ‘fonti diplomatiche’ e a tutti i decisori politici di attendere aggiornamenti ufficiali, di agire con calma e di non cadere nell’isteria“, ha dichiarato, sottolineando che qualora Hamas dovesse accettare l’accordo, i vertici dello Stato ebraico si riunirebbero immediatamente per decidere come procedere.

Il Times of Israel aveva anche riferito che secondo il giornale saudita Asharq l’accordo era vicino e che i terroristi avrebbero comunicato entro breve la loro risposta. Una fonte anonima dell’organizzazione palestinese aveva affermato che il gruppo è disposto ad accettare la prima fase dell’intesa senza il ritiro delle truppe israeliane da Gaza perché convinto di avere ancora “le carte per un maggior potere riguardo all’identità di alcuni dei rapiti, soldati delle Idf ancora vivi”. Nel pomeriggio, però, il consigliere del capo di Hamas Taher Nunu ha affermato che qualsiasi accordo con lo Stato ebraico dovrà includere “la fine completa e permanente dell’aggressione, il ritiro totale dell’occupazione dalla Striscia di Gaza, il ritorno degli sfollati alle loro case senza restrizioni e un vero e proprio scambio di prigionieri, oltre alla ricostruzione e alla fine del blocco“. Un’elenco di condizioni, queste, che renderà molto difficile il raggiungimento di un’intesa con lo Stato ebraico.

Stando a quanto emerso nel corso dei negoziati, l’ultima bozza d’intesa mediata da Washington, Egitto e Qatar prevederebbe tre fasi: durante la prima, lunga 40 giorni, dovrebbero essere liberati 33 ostaggi e le Idf dovrebbero ritirarsi da una parte dell’exclave; la seconda, dalla durata di 42 giorni, dovrebbe concentrarsi sugli accordi per un ritorno alla calma a Gaza e il rilascio degli ultimi rapiti durante gli attacchi del 7 ottobre; nella terza e ultima fase, anch’essa lunga 42 giorni, dovrebbero essere restituiti i corpi degli ostaggi morti nel corso dei mesi di conflitto. Nel quadro dell’accordo pare che sia anche previsto il ritorno dei civili sfollati nelle loro aree di residenza e la liberazione di centinaia di detenuti palestinesi dalle carceri israeliane.

Su quest’ultimo punto, una fonte di Hamas citata da Channel 12 ha parlato di “compromessi raggiunti” sul numero di carcerati da rilasciare per ogni ostaggio israeliano. Attualmente, una delegazione dei terroristi si trova al Cairo per discutere degli ultimi aggiustamenti alla proposta. Secondo fonti di alto livello egiziane, i mediatori sarebbero pervenuti a “formula consensuale sulla maggior parte dei punti di disaccordo”. Se l’accordo di pace dovesse effettivamente concretizzarsi, però, le conseguenze per lo Stato ebraico potrebbero essere pesanti.

L’estrema destra religiosa, pilastro fondamentale dell’esecutivo di Benjamin Netanyahu, ha infatti lasciato intendere la sua intenzione di ritirare il supporto al governo in caso di compromesso con i terroristi.

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