Il Pd diventa il comitato elettorale del generale Vannacci

"Ho difeso sul campo i valori dell'antifascismo. Dov'era chi mi giudica?". Vannacci a tutto campo prima delle Europee

Nel mondo al contrario il Pd di Elly Schlein si trasforma nel comitato elettorale di Roberto Vannacci. Perché è evidente che il manifesto con la faccia del generale con su scritto «Ignoralo» è stato un boomerang clamoroso per i democraticie un volano sorprendente per il neo candidato leghista che, non a caso, ci ha pure fatto una maglietta e l’ha indossata a favor di ogni telecamera che ha incontrato lungo il suo cammino. Come nel caso di tutte le imposizioni il ricevente è stato spinto a fare l’esatto opposto: ignorare l’invito a ignorarlo. E i primi a farlo sono stati gli stessi piddini.

Non solo perché il post sul profilo Instagram del partito ha raccolto quasi diecimila mi piace, diventando uno dei più apprezzati di aprile, sorpassato giusto da quello dedicato alla Liberazione. Ma soprattutto perché i deputati dem sono stati i primi a «ignorarlo». «Non faremo il suo nome. Non gli faremo il favore di rilanciare i suoi deliri, le sue frasi schifose (…).

Ignoriamolo» è scritto con sprezzo antropologico e disgusto umano in calce alla foto messa in circolazione sui social dal Pd. E, quindi, a rigor di logica e in punta di snobismo lo avranno snobbato, no? Neppure per sogno. Dal giorno di pubblicazione del manifesto anti Vannacci hanno parlato di lui, in ordine sparso: Simona Malpezzi, Anna Ascani, Irene Manzi, Marco Furfaro, Antonio Nicita, Nicola Zingaretti e Stefano Bonaccini. A parlamentari e maggiorenti del partito si è aggiunta – ovviamente anche la segretaria Elly Schlein.

Ma d’altronde quella del mondo progressista per il generale è una vera e propria ossessione. Dal 2 novembre a oggi solo su Fatto quotidiano, Repubblica e Stampa il nome di Vannacci è stato citato 451 volte. Una bella propaganda. Ma comunque meno efficace di quella del Pd che, ormai, lavora palesemente per lui.

Non escludiamo che prima o poi gli prestino anche l’armocromista.

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