Olindo e Rosa, un documento spiega la genesi delle confessioni della coppia di Erba

Olindo e Rosa, un documento spiega la genesi delle confessioni della coppia di Erba

Come è nata la leggenda metropolitana sulla lavatrice di Rosa che puliva il sangue? Perché i magistrati contestarono a Rosa e Olindo di aver trovato vestiti sporchi di sangue in casa loro pur non essendone mai stata trovata traccia? E che ruolo ha avuto in tutto questo il generale Luciano Garofano, all’epoca della strage di Erba a capo dei Ris? C’è un documento inedito – del quale parlo con Edoardo Montolli nell’ultimo episodio del nostro podcast su Youtube Il grande abbaglio – rimasto finora sepolto nelle carte del fascicolo del pubblico ministero. Un documento che spiega la genesi delle confessioni di Olindo e Rosa.

Quando l’8 gennaio 2007 Olindo e Rosa vengono arrestati, infatti, nell’istanza di fermo consegnata loro ci sono molte cose che – come abbiamo scoperto in questi anni – non tornano. C’è scritto che Mario Frigerio fin dal 15 dicembre ha riportato i fatti con coerenza. Ma oggi sappiamo che non è vero: Frigerio il 15 dicembre aveva riconosciuto un uomo olivastro e mai visto prima, tanto che era stato disposto un identikit – come scrisse «il Giornale» in beata solitudine nel novembre del 2007.

C’è anche scritto che sull’auto di Olindo c’è una macchia di sangue, ma sappiamo che la repertazione di questa macchia è stata incompleta – come ha ammesso alle «Iene» lo stesso carabiniere che effettuò il ritrovamento – e si presta a diverse interpretazioni, compreso l’imbrattamento involontario, visto che i carabinieri che avevano firmato il verbale di perquisizione della Seat la sera della strage avevano ispezionato anche l’appartamento della mattanza, anche se poi il maresciallo della stazione di Erba Luciano Gallorini difenderà i suoi dicendo che chi aveva firmato il verbale non era lo stesso che materialmente l’aveva fatta.

Ma c’è un altro dettaglio che potrebbe averli convinti a confessare, oggetto di numerose domande nel corso degli interrogatori dell’8 gennaio, ma non riportato nell’istanza di fermo. Si tratta delle presunte tracce di sangue trovate dai Ris sui panni bagnati in lavatrice, su cui i pm faranno diverse domande e contestazioni a Rosa Bazzi. In realtà non c’è mai alcuna traccia di sangue sui vestiti, altrimenti il processo non sarebbe neanche mai stato riaperto. Il comandante dei carabinieri di Erba Luciano Gallorini lo aveva già scritto nel suo rapporto del 16 dicembre, 5 giorni dopo la strage. Erano stati analizzati dal Ris e non c’era sopra assolutamente nulla. E quindi? Perché i pm fanno queste contestazioni?

C’è un fax inedito che spiega tutto, inviato dal generale Luciano Garofano, all’epoca dei fatti comandante dei Ris di Parma. È lui a scrivere che su alcuni panni rinvenuti in casa di Olindo, esattamente i jeans e il pigiama marrone contestati poi a Rosa e Olindo «il luminol ha dato esito positivo e che si tratta ragionevolmente di sangue umano». Ma non è così. Altri panni in lavatrice sequestrati la notte della strage erano risultati negativi, Garofano avrebbe dovuto attendere l’esito finale che escluderà che anche questi panni siano sporchi del sangue delle vittime. Invece no. Questo fax viene inviato al pm Antonio Nalesso alle 13:00 dell’8 gennaio 2007, più o meno mezz’ora prima che i carabinieri prelevino la coppia nella loro abitazione e li portino in prigione. Succedono così due cose: la prima è che in questo modo i pm contestano a Rosa e Olindo un fatto falso, ovvero che su quei vestiti ci fossero tracce di sangue delle vittime. La seconda è che buona parte del merito degli arresti sia proprio attribuito ai Ris per le tracce inesistenti che hanno trovato in casa dei coniugi, come scrive l’Ansa l’8 gennaio 2007 «A indicare la pista dei vicini di casa sono stati soprattutto i rilievi dei carabinieri del Ris di Parma su alcuni reperti trovati nell’appartamento a cui l’aggressore aveva dato anche fuoco. Materiale organico dal quale potrebbe venire, con la comparazione del Dna, la certezza della presenza dell’operatore ecologico in casa Marzouk a quell’ora, mentre analisi sono incorso anche su una macchia di sangue che potrebbe appartenere a Rosa Bazzi». E il 9 gennaio: «A carico loro, a quanto si è saputo, vi sarebbero la testimonianza di Frigerio, una macchia che gli investigato ritengono di sangue sulla loro vettura e degli indumenti che furono prelevati dalla loro abitazione la sera del massacro». Anche i principali quotidiani, a partire dal «Corriere della Sera», daranno grande enfasi alle tracce organiche trovate dal Ris sugli indumenti, avvelenando i pozzi della narrazione e facendo nascere la leggenda della lavatrice di Rosa che puliva il sangue. Una leggenda che sarà ripetuta per quasi un anno fino a quando sul «Giornale»verrà pubblicato il rapporto dei Ris in cui si legge: «Nonostante gli sforzi analitici profusi, non è stato possibile trovare il Dna di Olindo e Rosa nella scena del delitto né Dna delle vittime a casa o nei vestiti di Olindo e Rosa».

Ma per l’immaginario popolare il danno era fatto: Rosa e Olindo erano i colpevoli perfetti, incastrati da tre prove su cui dovrà decidere la Corte d’Appello di Brescia.

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