«Dall’insediamento del nostro governo a oggi lo spread che tanto piaceva a molti osservatori, a molti commentatori è sceso di oltre 100 punti base da 236 punti a 131 di venerdì scorso tanto perché doveva schizzare a 600 punti nei sogni diciamo così interessati e un po’ antinazionali dei nostri detrattori…». Il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ieri nel suo intervento alla conferenza programmatica di Fratelli d’Italia a Pescara, ha ribadito la solidità della politica economica fin qui perseguita. Risultati positivi certificati dal mercato. «La Borsa ha fatto registrare numeri record, il debito sta tornando nelle mani degli italiani grazie al successo dei Btp Valore, ma l’acquisto di titoli italiani registra numeri record anche sui mercati internazionali», ha detto la premier aggiungendo che «è l’andamento del mercato del lavoro quello che mi rende più orgogliosa: in questi mesi gli occupati sono cresciuti di oltre mezzo milione, abbiamo toccato il record di occupazione, di occupazione femminile, contratti stabili». Nei primi diciotto mesi di esecutivo Meloni, insomma, «le cose vanno meglio di prima, vuol dire che siamo più credibili di prima, più stabili di prima, più seri di prima e anche gli osservatori più severi sono costretti a prendere atto della solidità della nostra economia, della serietà con la quale il governo sta gestendo i conti pubblici».
Non a caso l’unica stoccata alle opposizioni in materia di economia ha riguardato il Superbonus che ha sfasciato i conti pubblici. «È la più grande patrimoniale al contrario mai fatta in Italia, una redistribuzione dalle fasce deboli alle fasce ricche. E poi ci si chiede perché la sinistra va così forte nei quartieri chic, pieni di ricchi», ha chiosato la premier.
La prossima sfida di politica economica è trasferire questo metodo anche in sede europea, ma ci sono le basi per svolgere un lavoro proficuo. Meloni ha infatti apprezzato il lavoro svolto dagli ex premier Mario Draghi ed Enrico Letta, incaricati dalla Commissione Ue di redigere rapporti rispettivamente su competitività e produttività in Europa. «Dobbiamo recuperare la dimensione produttiva dell’Europa altrimenti non saremo in grado di essere competitivi con gli altri grandi player mondiali», ha sottolineato. Sono concetti che Fdi, ha ribadito la premier, esprime da anni «quando coloro che oggi plaudono a Draghi o a Letta liquidavano le nostre critiche come negazionismo climatico, oscurantismo scientifico».
Entrambi i report (anche se quello di Draghi deve ancora essere pubblicato), infatti, hanno messo in evidenza come l’Europa si sia legata le mani e i piedi di fronte alla concorrenza americana e cinesi, infliggendosi regole punitive che ne hanno minato la capacità di competere aumentando i costi. È il caso della direttiva sulle case green, «pensata malissimo, senza tenere conto di alcuna specificità». Meloni ha ricordato i risultati raggiunti «come l’eliminazione dell’obbligo di avanzamento di una classe energetica da raggiungere in pochi anni, una mazzata che sarebbe costata mediamente tra i 40 e i 70mila euro ad abitazione». Stesso discorso per lo stop ai motori termici delle auto dal 2035.
«L’elettrico non è l’unica soluzione per la decarbonizzazione dei trasporti», ha spiegato evidenziando come sia un’idiozia sostenere il contrario e «diventa un’idiozia suicida quando lo si fa senza tenere conto che l’elettrico viene prodotto da nazioni che non rispettano neanche lontanamente i vincoli ambientali cui sono sottoposte le nostre aziende».