Il collasso delle forze armate ucraine a Ocheretyne e Solovyovo sta minacciando il crollo dell’intero fianco meridionale di difesa nel Donetsk. Diversi battaglioni ieri pomeriggio si sono arresi (tra questi la 25ª brigata Siceslav), consentendo alle truppe russe di avanzare sull’importante nodo stradale di Kurakhove, e da qui verso il cuore del Paese. Al momento non esiste una linea del fronte continua e la comunicazione diretta tra le restanti roccaforti delle forze armate ucraine è compromessa. A quelle latitudini resta solo attiva la malconcia 47ª brigata meccanizzata Magura. Troppo poco per frenare il famelico orso di Mosca.
La notizia della debacle ucraina è stata ammessa anche dalla catena di comando militare di Kiev. «La situazione è critica – spiega il maggiore della Magura Ivan Shalamava – ma stiamo cercando di costruire una nuova linea difensiva». Ocheretyne si trova su una collina sopra le valli disegnate dai fiumi Durnaya e Volchya, e i russi fanno quasi tiro a segno contro i malcapitati soldati ucraini. Il comandante in capo delle forze armate di Kiev, Oleksandr Syrskyi, non ha nascosto la drammaticità degli eventi, e durante il summit di Ramstein ha spiegato che «l’esercito è minacciato da una sconfitta generale nelle parti occidentali e meridionali della regione di Donetsk. Ho informato gli alleati della complessa situazione operativa e strategica, che tende a degenerare, sui nostri urgenti bisogni di armi, e sul ruolo chiave del loro tempestivo arrivo». Il portale di analisi investigativa e militare britannico The Insiders conferma il momento critico di Kiev, ma ricorda, facendo riferimento a una nota del ministero della Difesa di Londra, che la Russia avrebbe perso tra morti e feriti circa 450mila soldati dall’inizio del conflitto.
L’Ucraina deve fare i conti anche con il massiccio attacco notturno di 34 missili da crociera (uno dei quali ha colpito a 15 km dal confine polacco) contro le infrastrutture energetiche a Ivano-Frankivsk, Leopoli e Dnipropetrovsk. Le esplosioni hanno danneggiato le apparecchiature di quattro centrali termoelettriche, privando di elettricità buona parte dell’Ovest. Per tutta risposta i servizi speciali ucraini dell’Sbu e l’esercito hanno attaccato con droni l’aeroporto militare di Kushchevsk e due raffinerie di petrolio di Ilya e Slavyansk nella regione russa di Krasnodar. Zelensky ha commentato la situazione ricordando agli alleati che «il mondo ha tutte le risorse per aiutarci a intercettare ogni missile e drone lanciato dai terroristi russi. Sono necessari almeno 25 sistemi da 6-8 batterie ciascuno di Patriot. Quello che subiamo non può diventare routine». Il presidente ucraino sta perdendo l’appeal di un tempo, tant’è che la Corte Suprema di Kiev ha aperto un procedimento legale chiedendo alla Rada di indire entro la fine di maggio le elezioni a causa della scadenza dei poteri dell’attuale capo di Stato.
In attesa dell’imminente arrivo delle armi Usa (anche l’Australia invierà sistemi missilistici antiaerei e droni), il Segretario Generale della Nato Stoltenberg, in un’intervista all’emittente tedesca Ard, si è detto «fiducioso che l’Ucraina sarà ancora in grado di respingere l’attacco russo. Le forniture daranno una scossa importante». Una scossa che sembra mancare ai soldati, che disertano o che fuggono all’estero per non essere arruolati.
Nel 794º giorno di combattimenti, due persone sono state uccise a seguito di un attacco ucraino a Novaya Kakhovka, nel Kherson. I soldati di Kiev hanno respinto 4 assalti russi sulla riva sinistra del Dnepr.
In serata è scattato l’allarme aereo sulle regioni di Nikolaev, Sumy, Kharkov, Zaporizhzhia e Kherson.