Un gruppetto di ragazzini, che probabilmente nulla o poco conosce del conflitto israelo-palestinese, figuriamoci della festa del 25 aprile. E che ha come punto di ritrovo la Loggia dei Mercanti, a due passi dal Duomo e dal McDonald’s: è qui intorno che bazzicano e spesso trascorrono interi pomeriggi, tantissimi giovanissimi, tra loro molti immigrati di seconda e terza generazione. Una decina di loro si è reso protagonista dell’episodio più violento della parata che anche quest’anno si è tenuta nell’anniversario della liberazione dal nazi-fascismo. Sono passate da poco le 16, ci sono gli interventi sul palco – con i «Giovani Palestinesi», con i centri sociali, che inveiscono tutto il tempo attaccati transenne – quando proprio di fronte al fast food si ferma la Brigata ebraica. Di lì a poco la situazione diventa incendiaria. L’azione dei City Angels che pure facevano da scudo non basta a proteggere i manifestanti. Un putiferio.
Calci, spintoni, aste della bandiera palestinese spezzate a metà per colpire, piante divelte. Un altro striscione di Sinistra per Israele, come ha spiegato la deputata dem Lia Quartapelle, che recitava «Due popoli due Stati» è stato tagliato in più punti.
È un ragazzo, egiziano come gli altri che hanno invece usato la scusa del passaggio di striscioni e bandiere con i colori di Israele e la stella di David per menare le mani, che più di tutti riesce a calmare gli animi. Anche prendendo di peso alcuni suoi coetanei e trascinandoli via. «Benzina», dirà con tristezza lui stesso, con lo sguardo rivolto alla Brigata ebraica. Dalla relazione della Digos, i giovani avrebbero «brandito mazze e in un caso anche un coltello». Anche se, per il momento, non vi è la prova che chi aveva il coltellino l’abbia usato contro il ragazzo rimasto ferito ieri lievemente a un braccio. In otto sono stati indagati per istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale. Uno di loro è stato anche arrestato e processato per direttissima, e denunciato per il possesso di un bastone.
Si tratta di Ahmed Ali Mohamed, 21 anni, di origine egiziana (nella foto). Ieri per lui – in Italia dal 2021, muratore in nero e irregolare sul territorio perché i suoi documenti sono scaduti e non più rinnovati, un precedente di polizia per rapina – la giudice Amelia Managò ha disposto il divieto di dimora a Milano, e anche il nulla osta all’espulsione. Mohamed si è difeso dicendo che si trovava nei pressi del fast food per «porre fine a un litigio» e di avere solo risposto «a una aggressione. Sono stato colpito e ho reagito. Non ero contro nessuno». La pm ha chiesto per lui la misura cautelare della custodia in carcere per via dei suoi comportamenti caratterizzati da «estrema efferatezza, come si può evincere dai filmati». Per la sua avvocata d’ufficio, assistita da un interprete nella difesa, non si vedono in quei video «atti di propaganda» e anzi «l’azione è episodica e non sembra collegabile» a motivi di discriminazione razziale contro gli ebrei.
Per il direttore del Museo della Brigata Ebraica di Milano, Davide Romano, «l’aggressione da parte di ragazzi arabi con i conseguenti ematomi e tagli riportati da chi manifestava pacificamente con la Brigata Ebraica, sono ferite all’intero 25 aprile».