10_11, comfort sì ma di lusso

10_11, comfort sì ma di lusso

Ha aperto poco più di un anno e mezzo fa ma ha già una storia capiente il 10_11, il ristorante del Portrait Milano che trae il nome dai numeri civici delle due strade al cui incrocio si colloca, tra via Sant’Andrea 10 e corso Venezia 11, la prima intima ed esclusiva, il secondo trafficato e inclusivo. Quando comparve, nell’autunno del 2022, attirò tanti “foodie” e curiosi milanesi e forestieri, ingolositi dalla scoperta di uno spazio restituito alla città, quello dell’ex seminario dell’Arcivescovado, in pieno centro, e anche dalla cucina dello chef Alberto Quadrio, che riempì le colonne delle cronache gastronomiche locali con la sua Pasta in bianco, che ha trovato presto molti emuli. Il progetto inizialmente includeva un elegante bistrot che sarebbe dovuto evolvere in un ristorante fine dining, ma il successo di una cucina golosa e priva di retropensieri in un ambiente confortevole fu tale da spingere la proprietà a rinunciare all’idea di un nuovo indirizzo gourmet. Anche perché Milano, detto tra noi, ha probabilmente più “fame” di un luogo come il 10_11 attuale che di quello che sarebbe voluto e potuto essere.

Oggi la cucina, salutato Quadrio, è nelle mani del giovane Luigi Cinotti, di origine casertane, che ha sposato volentieri l’apparente downgrade, che corrisponde assai alla sua idea di classicità informale, che punta tutto sulla soddisfazione del cliente. La pasta in bianco è rimasta, i fusilloni che riscattano una volta per tutte un piatto di spartane intenzioni, ed è tra i più ordinati, anche perché la mantecatura al tavolo garantisce quel po’ di show che manda la clientela in sollucchero. Il resto della carta però è altrettanto solida. Gli antipasti sono di rigorosa tradizione, con certi notevoli Mondeghili di carne sfilacciata e non macinata, con maionese allo zafferano, una buona Insalata tiepida di mare con scampi, gamberi rossi e calamari al vapore. Ottimo anche il Panino al latte con maialino croccante glassato, un tocco street ben accomodato. Non ho provato il Vitello tonnato in versione “autentica” che però sbirciando nei piatti degli altri commensali mi è sembrato attraente, come del resto la Tartare di branzino, burrata, mela verde e carciofi.

I primi, per chi resiste alla pasta in bianco, offrono il brivido della insolita Pappardella ripiena (sì, ripiena) di pesce, cozze e pecorino, mentre il Riso al salto con ragù di ossobuco in gremolada e un chiaro ossequio al genius loci e lo Spaghetto al pomodoro è una chiara istigazione alla scarpetta. Tra i secondi mi è stato caldeggiato il Filetto in crosta, eseguito perfettamente, ma avrei anche provato (non l’ho fatto) il domenicale Pollo alla cacciatora, l’Astice alla catalana di cui menano gran vanto e – per chi vuole una scelta veg – la Vignarola di piselli, asparagi, fave, patate e cipollotto, vero inno alla primavera. I dolci preparati dal romano Cesare Murzilli rivendicano uno spazio non solo residuale, come la Meringata con salsa ai lamponi, crema leggera al mascarpone e panna e il Tiramisù toscano.

La sara gira che è piacere, coordinata dal bravo sommelier Dennis Cereda, che propone una carta molto spostata sulle bolle di qualità e con una rimarchevole presenza di etichette di piccoli produttori. Vale la pena anche provare i cocktail nello spazio bar dominato da un imponente bancone: naturalmente tutti i classici di ordinanza e qualche signature, come il Magistris Negroni e il 10_11 Spritz.

In carta anche qualche proposta veloce da hotel (Club sandwich, Lobster roll, Hamburger) e alcune proposte salutiste per i frequentatori della spa dell’hotel.

E visto che parliamo di hotel qui vale la pena anche venire per fare una delle migliori colazioni della città (55 euro quella completa con il buffet e un piatto espresso, 45 il solo buffet, 26 quella all’italiana di soli dolci).

Leave a comment

Your email address will not be published.