In onda questa sera (venerdì 26 aprile) alle 21.11 su Iris, Insomnia è forse uno dei film meno conosciuti di Christopher Nolan. Il regista, che la scorsa estate ha dominato il box office con il suo Oppenheimer, è diventato famoso con la trilogia dedicata al Cavaliere Oscuro e con Inception, ma altri suoi film sono rimasti nelle retrovie. Insomnia rientra in questa categoria, nonostante il lungometraggio si presenti come un thriller teso interpretato da due grandi maestri del cinema come Al Pacino e Robin Williams.
Insomnia, la trama
Will Dormer (Al Pacino) è un detective della squadra omicidi di Los Angeles con una sua bussola morale ferrea ma molto precisa. Il suo perseguire il bene, infatti, lo spinge a non fermarsi davanti a nessun ostacolo. E proprio per questa personalità il detective è accusato di aver volutamente falsificato delle prove per poter incastrare un pedofilo della cui colpevolezza era certo, per non rischiare di vedere il criminale tornare in libertà. I suoi superiori, però, non possono fare a meno di punirlo per le sue azioni e per questo decidono di mandarlo in un paesino sperduto dell’Alaska, dove la notte non scende mai e ogni giorno è scandito dalla luce solare anche a mezzanotte. In quel posto Will deve indagare su un omicidio che è collegato a Walter Finch (Robin Williams), uno scrittore locale di cui era grande fan la ragazza che è stata trovata senza vita. Sul caso indaga anche la giovane Ellie Burr (Hilary Swank), ma le indagini prendono presto una strana piega. A causa della mancanza di ore di buio, Will comincia ad avere il sonno disturbato e il suo riposo è inoltre interrotto spesso da chiamate misteriose e inquietanti.
L’inquietante storia vera di Westley Allan Dodd
Ispirato a un film norvegese dallo stesso titolo e uscito nel 1997, Insomnia si presenta allo spettatore come un thriller dalla struttura canonica e che si concentra principalmente sulla risoluzione di un caso d’omicidio con un detective che deve prima di tutto ritrovare se stesso e la passione per il suo lavoro. Grazie anche a un cast davvero eccezionale, il lungometraggio diretto da Christopher Nolan è un film che merita sicuramente una visione. Oltre a questo, però, come si legge sul sito dell‘Internet Movie Data Base, il film nasconde all’interno della sua diegesi anche un riferimento a un vero e terribile fatto di cronaca, che vede come protagonista il serial killer Westley Allan Dodd. In una scena del film, infatti, Dormer, il personaggio interpretato da Al Pacino, cita un omicida di nome Dobbs: nonostante il nome venga chiamato, la modifica non è così profonda da non permettere di riconoscere in questo killer inventato un richiamo a colui che è stato un omicida di bambini.
Attivo soprattutto negli anni Ottanta, Dodd passò gran parte della sua vita a molestare bambini: già in fase pre-adolescenziale, infatti, Dodd cominciò ad avere comportamenti criminali. A tredici anni, come si legge anche su Unilad, iniziò a esporsi sessualmente ai bambini del suo vicinato, prima di molestare i suoi stessi cugini, e negli anni successivi trovò spesso lavoro in ambiti che gli permettevano di avere un facile accesso alle sue giovani vittime, come operatore in ambiti umanitari o come cameriere in ristoranti frequentati da famiglie e giovanissimi. Nel corso della sua vita venne fermato e arrestato pi volte, ma ad ogni occasione la legge ebbe nei suoi confronti un atteggiamento ”leggero”: ottenne quasi sempre il minimo della pena, perché non c’erano prove che avesse toccato le sue vittime o mostrato parti di sé.
L’escalation della sua depravazione, come si legge anche sul The True Crime Database, arrivò sul finire degli anni Ottanta, quando uccise Cole Neer e il fratello William. I bambini, di undici e dieci anni, vennero avvicinati dal killer nel David Douglas Park di Vancouver e portati in un’area selezionata dove, stando anche alla ricostruzione del New York Times, Dodd li legò, molestò per poi ucciderli con un coltello, dopo averli colpiti ripetutamente. Il terzo omicidio di Dodd fu quello di Lee Iseli, un bambino di quattro anni che venne rapito dal killer e portato nel suo appartamento, dove venne violentato ripetutamente prima di essere ucciso. Per tutto il corso del terribile abuso, il killer fotografò la sua depravazione. La mattina successiva uccise il bambino e lo appese il suo povero corpo martoriato all’interno di un armadio, fotografandolo.
Come si legge sul New York Daily News, il killer mantenne un diario dei suoi crimini, con fotografie, articoli e persino l’idea di una specie di macchina della tortura. In esso cominciò a riversare le sue perversioni ma anche i suoi piani per altri crimini.
Tuttavia, nel settembre dello stesso anno, dopo il fallito tentativo di rapire un altro bambino, il serial killer venne infine arrestato e, dopo aver confessato i suoi omicidi, il 14 luglio 1990 venne condannato alla pena di morte eseguita il 5 gennaio 1993.