Il 25 aprile porta sempre con sé un’orgia di retorica e di belle parole. Quest’anno l’orgia si celebra ma le parole sono quelle affannose di Antonio Scurati e del suo ormai famoso Discorso sulla Resistenza (dedicato a Serena Bortone). Probabilmente, dopo il centesimo ascolto obbligato del discorso censurato più diffuso al mondo, correte il rischio di una overdose di partigianeria politica. Ma gli antidoti ci sono. Correte fino alla libreria più vicina e consegnate al commesso la seguente lista. Primo. Il sentiero dei nidi di ragno di Italo Calvino: toh, i ribelli della montagna sono esseri umani come tutti, talvolta l’eroismo è dubbio, il tradimento è dietro l’angolo e la gelosia può farsi assassina. Secondo. Il partigiano Johnny di Beppe Fenoglio: ah, ma allora non tutti i ribelli della montagna erano comunisti… Ce n’erano persino di cattolici, liberali e anarchici. Senza contare i militari refrattari all’alleanza con Adolf Hitler. Terzo. Diario clandestino: a proposito di militari refrattari, Giovannino Guareschi era uno di loro. Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, i tedeschi lo arrestarono e spedirono in lager insieme con altri 600mila soldati che non ne volevano sapere di combattere a fianco delle SS. Rimase due anni in campo di concentramento dove scrisse, oltre al menzionato diario, anche la straziante Favola di Natale. Quando tornò a casa, pesava quaranta chili. Quarto. Le lettere di Pier Paolo Pasolini. Il fratello del poeta, l’amatissimo Guido, è uno dei martiri della Brigata Osoppo, formata da partigiani cattolici e liberali massacrati a Porzus da partigiani rossi italiani ma fedeli a Tito. Pasolini, in una epistola al fratello morto, ne ripercorre l’eroica fine. Guido è a valle quando i «rossi» attaccano i suoi compagni. Invece di fuggire sale e assiste alla carneficina. Finisce al muro, gli sparano, è colpito a una spalla e riesce a fuggire. A valle trova ospitalità. Ma i «rossi» lo cercano e lo arrestano. Gli promettono di sottoporlo a regolare processo. Invece gli sparano in un bosco dove lo attendeva una fossa già scavata. In tribunale, quando si farà luce sul caso, Pasolini dirà che la bandiera dei comunisti è sporca di sangue innocente. Quinto. Se non avete ancora in casa la classica biografia di Mussolini firmata da Renzo de Felice, è ora di provvedere. Ci troverete anche le stime sul reale numero dei partigiani, modesto fino alle soglie del 25 aprile, quando le cifre salgono a dismisura. Ci troverete la definizione di «zona grigia», quella dove si collocava la maggioranza degli italiani, favorevoli a chiunque ponesse fine alla guerra ma senza essere disposti a schierarsi. Queste letture dovrebbero essere sufficienti per dimenticare il discorso di Scurati, interessante e articolato come un tema delle medie. Prima di chiedere alla Meloni di dichiararsi antifascista, sarebbe meglio riflettere su cosa sia stato l’antifascismo in Italia: non tutti gli antifascisti erano uguali. Alcuni erano anche anticomunisti e lottavano per la libertà dell’Italia.
Altri erano comunisti e rispondevano agli ordini di Josif Stalin.