Gli scontri di Torino di ieri di cui sono stati protagonisti i manifestanti pro-palestinesi provenienti dai collettivi studenteschi e dal centro sociale Askatasuna hanno lasciato una scia di polemiche politiche e non solo. Tra le forze dell’ordine che erano in piazza ieri nel capoluogo piemontese è girato un audio dal quale si certifica che gli agenti non erano stati autorizzati a usare gli sfollagente, ma solo gli scudi.
Questo ha spinto Domenico Pianese, segretario generale del Coisp, a scrivere una lettera indirizzata al capo della polizia Vittorio Pisani in cui esprime la sua preoccupazione per l’elevato numero di poliziotti feriti (ben 45 in 10 giorni) e per le segnalazioni “in cui si predispongono sbarramenti e cordoni senza l’utilizzo dei caschi o senza scudi o senza sfollagente”. Ma non solo. In alcuni casi, agli agenti viene impedito l’uso degli equipaggiamenti anche per l’autodifesa. Una situazione che richiede chiarezza da parte del Dipartimento della polizia di stato sulla gestione dell’ordine pubblico “perché i poliziotti non sono carne da macello, che possono essere schierati per essere picchiati a piacimento da delinquenti che pensano di imporre le loro idee con la violenza”.
Il diritto all’autodifesa, infatti, “non è previsto dal nostro regolamento di servizio, non è previsto dalle leggi del nostro Paese ed è – sottolinea Pianese – contro ogni tecnica operativa”. La missiva scaturisce come reazione ai fatti di ieri di Torino quando, in occasione di un incontro istituzionale tra il vicepremier Antonio Tajani e quattro ministri, alcuni agenti delle forze dell’ordine sono stati aggrediti dai manifestanti che cercavano di forzare il cordone di sicurezza, ma non hanno potuto reagire adeguatamente. È stato, infatti, ordinato loro “di utilizzare solo gli scudi e quindi sono stati schiacciati e feriti impunemente”, è la denuncia del Coisp. Pianese invita, dunque, il capo della polizia a visionare un filmato appositamente allegato alla lettera per spiegare “queste modalità di esporre il personale della Polizia di Stato a concreti rischi per la loro incolumità siano frutto di disposizioni dipartimentali o di una gestione timorosa dei servizi di ordine pubblico …”.
La lettera si conclude con la richiesta di un incontro urgente grazie al quale le organizzazioni sindacali possano “ricevere chiare e certe indicazioni sulle modalità di impiego del personale nei servizi di ordine pubblico, così che ci siano chiare le corresponsabilità dei futuri ferimenti dei nostri colleghi”.