Altobelli, lei ha alzato al cielo una Coppa del mondo, il massimo per un calciatore. Cosa si prova a vincere uno scudetto?
“Il campionato è una competizione molto più lunga di una Coppa del mondo. Si inizia ad agosto e si finisce a maggio. Ci vogliono una squadra forte che, con la società e l’allenatore, devono andare d’amore e d’accordo. Tutto deve girare alla perfezione per parecchi mesi. Certamente alla base di tutto per vincere ci deve essere una squadra con giocatori importanti”.
Cosa ricorda del suo scudetto vinto con l’Inter?
“È uno scudetto particolare (1979-80, ndr), siamo stati in testa dalla prima all’ultima giornata. Rircordo che alla prima giornata ci furono solo pareggi, solo noi vincemmo, restando in vetta sino alla fine. Avevamo una squadra molto forte, guidata da un grande allenatore, Eugenio Bersellini. È stato l’ultimo campionato vinto con una squadra di soli giocatori italiani. Poi riaprirono le frontiere e tornarono gli stranieri”.
Quale giocatore dei suoi tempi vedrebbe bene oggi nell’Inter? Il suo nome non vale, lo faccio io…
“(Sorride e ringrazia, ndr). È difficile collocare i giocatori di un tempo in una nuova epoca. Comunque sono convinto che elementi come Oriali, Bini, Beccalossi e Marini troverebbero posto anche oggi. Io, che giocavo in attacco, avevo dei compagni di squadra bravi che mi mettevano nelle condizioni migliori per segnare”.
E chi, dei giocatori di oggi, avrebbe voluto con sé nella sua Inter?
“Çalhanoglu, un giocatore davvero straordinario. Mi sento di fargli i complimenti per la freddezza che ha quando va a tirare i calci di rigore. È come se andasse a bere un cappuccino”.
L’Inter ha dominato tutto l’anno, anche se a un certo punto sembrava che la Juventus potesse darle del filo da torcere. Poi cosa è successo?
“Credo che Allegri sia un allenatore forte, che riesce a coinvolgere tutti i giocatori che ha a disposizione. Quest’anno ha avuto diversi giovani, alcuni dei quali arrivavano dalla Primavera, e sono andati bene. Il mercato della Juve è stato un po’ particolare, vista la situazione, quindi bisogna tenere conto di tutti questi aspetti per fare un bilancio onesto. Non si può rimproverare molto all’allenatore”.
Qual è stato il segreto del successo neroazzurro di quest’anno?
“Non è solo quest’anno, sono un po’ di anni che l’Inter gioca bene, ad altissimi livelli, e vince. Il presidente, con i suoi uomini più fidati, Marotta e Ausilio, non hanno sbagliato niente. E non dimentichiamo che negli ultimi anni hanno sempre lavorato con i parametri zero. Tra l’altro arrivare in finale di Champions, l’anno scorso, è stato un segnale di crescita forte, anche come convizione/consapevolezza. Ripeto, la dirigenza non ha sbagliato nulla. Non è facile lavorare a questi livelli nel mondo del calcio di oggi, praticamente senza soldi”.
E l’allenatore Inzaghi?
“Ha fatto un ottimo lavoro. Pochi, quando è arrivato, avevano fiducia in lui. Ma è cresciuto molto e si è dimostrato un grande allenatore”.
Non so se ha visto le ultime partite di Champions. Alcune giocate sembravano fatte alla Playstation, tanto erano spettacolari. Secondo lei il calcio italiano può colmare il divario con le big europee?
“Sì sì, le ho viste tutte. Un grandissimo spettacolo. Ma vorrei sottolineare che l’anno scorso le squadre italiane hanno raggiunto la finale di Champions, di Europa League e Conference League. Vuol dire che ci siamo anche noi, il livello del calcio italiano è alto. Non dobbiamo fare chissà che cosa per alzare il livello. Certo, la Champions vuol dire giocare con le migliori e ci sta che un anno una o più squadre siano più forti delle nostre. Ma siamo competitivi”.
Lei ha avuto come presidenti Fraizzoli e Pellegrini. Poi l’Inter ha avuto Moratti, Thohir e ora Zhang. Il calcio è cambiato molto a livello di prorpietà. Oggi i club sono aziende e girano tantissimi soldi. Forse, però, si è perso qualcosa?
“Abbiamo perso la passione, la volontà e i sacrifici. Fraizzoli era un grandissimo presidente, che mandava avanti l’Inter, con la moglie, facendo di tutto con le poche risorse che aveva a disposizione. La gente amava i presidenti di un tempo, i vari Anconetani, Rozzi, Dino Viola. Avevano un attaccamento alla squadra commovente, vivevano per i loro club. Le cose poi sono cambiate. Thohir… ha fatto affari con l’Inter. Zhang non c’è mai, ma i suoi dirigenti lo rappresentano alla perfezione, quindi gli interisti oggi non possono certo lamentarsi”.
Giocare a San Siro per molti calciatori è un sogno. Come vedrebbe un nuovo stadio altrove per Inter e Milan?
“L’ho sempre detto e lo ripeto. Sono per la sistemazione dello stadio di San Siro, che è un museo del calcio a livello mondiale. A Milano c’è la Scala e poi c’è lo stadio Meazza di San Siro. Un impianto che emoziona tutti, i tifosi ma anche i calciatori. Quando giocavo io molti avversari mi confessavano che, saliti in campo dagli spogliatoi, l’emozione che provavano nel vedersi davanti un muro alto di spettatori era molto forte. Incuteva loro timore. Ma anche noi che giocavamo in casa, pur essendo abituati al nostro pubblico, provavamo una forte emozione”.
Un’ultima domanda sulla Nazionale. Che Europei saranno per l’Italia?
“Io parto dal presupposto che l’Italia è una nazione in cui il calcio ha uno spazio molto importante, uno sport che tutti seguono e che vorrebbero praticare. L’Italia, proprio per questo, quando va ai Mondiali e agli Europei va per vincere. Abbiamo un grande allenatore, Luciano Spalletti, e secondo me saremo una sorpresa in Francia. Sono molto forti anche gli azzurri dell’Inter”.
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