Mattarella sceglie il paese toscano che aspetta giustizia da 80 anni

Mattarella sceglie il paese toscano che aspetta giustizia da 80 anni

Ma insomma, smorzano dal Colle, «è una visita istituzionale», quasi rituale. Simbolica, certo, perché si svolge il 25 aprile, però anche «simile a tante altre effettuate dal capo dello Stato in queste occasioni». E il «valore», spiegano, sta nella celebrazione della Resistenza, figuriamoci se Sergio Mattarella vuole infilarsi in una disputa giuridico-storico-politica così delicata o in una polemica con il governo. Eppure, al di là della cornice ufficiale, il segnale del presidente è chiaro, la presenza un atto forte: per commemorare la Liberazione ha scelto proprio Civitella in Val di Chiana, lì dove i nazisti nel 1944 trucidarono 244 persone e dove gli eredi delle vittime sono in causa con il ministero dell’Economia. Oggetto del contendere, i risarcimenti di guerra promessi dalla Cassazione e bloccati dal Mef.

Sarà una giornata lunga. Mattarella alle nove deporrà una corona all’Altare della Patria, poi volerà nel paesino tra le montagne attorno Arezzo e terrà un discorso in piazza Don Alcide Lazzari, il prete che si offrì al posto dei civili e che per risposta venne ammazzato con un colpo alla nuca. Una delle stragi più drammatiche di quei mesi sull’Appennino, che il capo dello Stato ha deciso di ricordare solennemente. Ci sono ancora dei testimoni diretti. Ida Balò, 94 anni, 14 all’epoca, giovedì parlerà davanti al presidente. «Lo avevamo invitato per il 29 giugno, il giorno dell’anniversario – dice il sindaco Andrea Tavarnesi – però il Quirinale ha preferito anticipare la visita».

E così fatalmente i riflettori si riaccendono non solo sull’eccidio, ma anche sulla lunghissima battaglia giuridica della popolazione. Dal processo contro il comandante tedesco Joseph Milde, alla condanna in solido della Germania da parte della Cassazione nel 2008, prima volta della storia che a uno Stato veniva chiesto un risarcimento economico per crimini di guerra. Poi Berlino è ricorsa alla Corte internazionale di giustizia che le ha dato ragione: un tribunale nazionale non può tirare in ballo un Paese sovrano, in base all’immunità prevista dal diritto internazionale. Così l’Italia ha reso nulla la sentenza è si è accollata l’onere del risarcimento.

Il problema, come sempre dalle nostre parti, è trovare i soldi. Si era pensato ai fondi del Pnrr, poi nel 2022 il governo Draghi aveva costituito un fondo ad hoc, infine ristrettezze di bilancio e alcuni risvolti procedurali hanno costretto il Mef a tirare il freno e a dichiarare prescritto il risarcimento a un parente. Gli altri hanno mosso una class action. Basterà? Forse, con la presenza del capo dello Stato..

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