25 aprile, la festa della liberazione (e delle polemiche)

25 aprile, la festa della liberazione (e delle polemiche)

Mancano cinque giorni alla Festa della Liberazione e, come di consueto, non mancano le polemiche. Stavolta a gettare acqua sul fuoco ci ha pensatoGiorgia Meloni in persona pubblicando sul suo profilo il testo integrale del monologo dello scrittore Scurati.

Quel monologo che doveva essere pronunciato in pochi minuto dal vincitore del premio Strega è rimbalzato per ore sui social e sui siti d’informazione. Scurati, alla fine del suo discorso, ha attaccato la Meloni colpevole di non aver mai ripudiato il fascismo “ne suo insieme” e di non aver mai pronunciato la parola “antifascismo”, neppure in occasione del 25 aprile dell’anno scorso. “Finché quella parola – antifascismo – non sarà pronunciata da chi ci governa, lo spettro del fascismo continuerà a infestare la casa della democrazia italiana”, è la conclusione di Scurati. Una conclusione che avrebbe portato a un’inevitabile scia di botta e risposta così come da giorni se le danno di santa ragione i membri della comunità ebraica di Milano e gli iscritti dell’Anpi. Al centro della diatriba c’è lo slogan scelto dall’associazione partigiani “Cessate il fuoco, ovunque”, una frase che non contemplerebbe alcun tipo di condanna dell’attacco di Hamas del 7 ottobre scorso né un sostegno ad Israele di difendersi. Per questo motivo la comunità ebraica di Milano ha deciso che sfilerà senza gonfalone. Per lo stesso motivo anche gli ucraini hanno contestato lo slogan dell’Anpi perché si ritengono vittime del più grave attacco militare compiuto in Europa dalla fine della Seconda guerra mondiale.

Questo, però, non è il primo anno in cui le polemiche prendono il sopravvento sulla celebrazione della Festa della Liberazione. L’anno scorso, proprio come ricorda Scurati nel suo monologo, la Meloni venne criticata per non aver pronunciato la parola “antifascismo”. La sinistra filopalestinese, invece, è da anni che contesta la Brigata ebraica, mentre nel 2010 l’ex sindaco di Milano, Letizia Moratti, figlia di partigiano, fu fischiata e insultata dai centri sociali che urlavano: “Fuori i fascisti dal corteo”. A memoria d’uomo, quindi, l’ultima vera Festa della Liberazione vissuta in maniera condivisa fu quella del 2009 quando Silvio Berlusconi, pronunciò da Onna, paesino dell’aquilano colpito dal terremoto, un discorso che rimase celebre. L’allora presidente del Consiglio definì il 25 aprile la “festa di chi ama la libertà” e parlò di “un nuovo inizio della nostra democrazia repubblicana, dove tutte le parti politiche si riconoscano nel valore più grande, la libertà, e nel suo nome si confrontino per il bene e nell’interesse di tutti”.

Un inizio che, evidentemente, è ancora lontano dal cominciare.

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