Netanyahu convoca il gabinetto di guerra. Ma Biden: “Hai avuto una vittoria, prendila”

Netanyahu convoca il gabinetto di guerra. Ma Biden: "Hai avuto una vittoria, prendila"

Per il presidente Joe Biden, l’intercettazione del 99% dei missili e droni iraniani lanciati verso Israele è “una vittoria” che Benjamin Netanyahu dovrebbe intascarsi senza procedere oltre lungo la via per la guerra aperta con Teheran. Uno scenario, questo, in cui gli Stati Uniti non si farebbero coinvolgere direttamente.

Il leader della Casa Bianca lo ha ribadito al premier dello Stato ebraico in una telefonata dopo le cinque ore in cui le forze alleate sono state impegnate a sventare l’attacco degli ayatollah. “Hai avuto una vittoria, prendila”, avrebbe detto secondo fonti informate a Bibi, il quale avrebbe risposto di aver capito. Il timore principale di Biden, infatti, è che una ritorsione delle Idf possa scatenare un conflitto regionale con conseguenze catastrofiche e che Israele voglia trascinare con sé gli Usa senza pensare alle conseguenze. Per questo motivo, Potus ha chiarito che le forze statunitensi non prenderanno parte ad un’offensiva contro l’Iran e ha espresso la sua contrarietà a qualunque azione offensiva israeliana.

Abbiamo intercettato, abbiamo contenuto, insieme vinceremo”, ha scritto Netanyahu in un posto su X. Parole, queste, che non chiariscono se la questione sia chiusa dal suo punto di vista. Il segretario alla Difesa Lloyd Austin ha parlato con il suo omologo Yoav Gallant, chiedendogli di notificare Washington prima di un’eventuale operazione. La possibilità di una ritorsione, dunque, è ancora sul tavolo. Netanyahu lo aveva promesso, sia nei giorni precedenti l’attacco, sia durante il raid: “Faremo del male a chi lo fa a noi. Le nostre forze sono pronte, dal punto di vista sia offensivo, sia difensivo”. Per le 15.30 di oggi (14.30 italiane) è prevista una nuova riunione del Gabinetto di guerra per discutere su come procedere. I vertici della sicurezza si erano riuniti anche durante l’attacco ma non erano state prese decisioni. Secondo fonti di Tel Aviv, le forze armate israeliane non risponderanno immediatamente, perché è complesso definire un piano d’azione senza che vi sia un’escalation. Stando a quanto riferito dai media israeliani, Biden sta “facendo pressioni” affinché non avvenga un contrattacco.

Venerdì 12 aprile, i vertici della sicurezza di Tel Aviv hanno approvato un piano di risposta ad un’azione ostile degli ayatollah. Non è noto la forma che esso potrebbe assumere, né quali potrebbero essere i suoi obiettivi, ma è probabile che sia stato messo da parte dopo le pressioni di Washington. Le autorità iraniane hanno affermato che per loro la questione è chiusa, ma “se il regime israeliano dovesse commettere un altro errore, la risposta dell’Iran sarebbe notevolmente più severa e porterebbe a un conflitto tra l’Iran e il regime canaglia israeliano”. Il capo di Stato maggiore delle forze armate di Teheran ha dichiarato che, in caso di sostegno attivo degli Usa a Tel Aviv in un conflitto aperto, le basi statunitensi in Medio Oriente saranno trattate come “obiettivi da colpire” e “non avranno alcuna sicurezza”. Il ministro degli Esteri di Teheran ha inoltre convocato gli ambasciatori di Regno Unito, Francia e Germania, per chiedere spiegazioni riguardo a quella che ha definito una “condotta irresponsabile” durante gli attacchi. L’assistenza di questi Paesi è stata infatti fondamentale per l’abbattimento della stragrande maggioranza di missili e droni lanciati verso Israele.

La tensione è rimasta dunque a livelli molto elevati e il rischio concreto dell’esplosione della polveriera del Levante pende ancora su tutti gli attori principali dell’area.

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