Sfida Macron: la fabbrica di polvere da sparo

Sfida Macron: la fabbrica di polvere da sparo

Un segnale inequivocabile, quello lanciato ieri dal presidente francese. In nome del riarmo europeo, e della rilocalizzazione di parte dell’industria bellica per aiutare Kiev a difendersi, dando al contempo più spinta all’economia transalpina affetta da debole crescita e deficit crescente, Macron ha posato la prima pietra per costruire un nuovo sito di fabbricazione di polveri da sparo in Dordogna (nel sud-ovest). In particolare, cariche da 155 mm sparate dai cannoni Caesar sul fronte ucraino. Macron vuole raddoppiare la produzione entro due anni. «Gli europei devono esser pronti, se gli americani non saranno della partita, dobbiamo fare più veloce, mobilitarci e costruire soluzioni nuove per il finanziamento dell’industria della difesa Ue».

Di concerto con Eurenco, azienda leader nel settore e controllata dallo Stato, è tornato sulla posizione del suo governo: «L’economia di guerra non è domani, è qui, e noi la acceleriamo ancora». E ha scelto un sito storico, quello di Bergerac che già durante la Prima guerra mondiale ebbe un ruolo chiave negli armamenti. «Lo stabilimento era caduto in rovina, aveva chiuso, era diventato una landa desolata», ha spiegato Macron, giustificando la reindustrializzazione del comparto anche come vettore di occupazione. Una nuova linea di produzione sarà operativa da settembre per produrre polvere da sparo dal 2025. «L’organico passerà da 900 a 1.400 persone», ha annunciato l’ad di Eurenco, dando ragione al presidente.

Mentre elogiava «l’iniziativa per preparare i termini di una pace duratura» in vista del tavolo che si terrà a Lucerna a giugno, e col fiato sul collo del presidente Zelensky che continua a chiedere armi, Macron ha chiarito poi che Parigi ha già triplicato la produzione di cannoni Caesar (75 quest’anno); per sostenere lo sforzo ucraino per cui «non mancheremo all’appuntamento» e come «scudo» di quella deterrenza che Parigi è tornata a mostrare con spregiudicatezza. Ha insistito sul fatto che l’espansione industriale si concilia col perseguimento della pace: in un «mondo cambiato da poco più di due anni dobbiamo tutti produrre di più, perché c’è un massiccio riarmo della Russia che non si fermerà se la guerra finisse domani». Al netto del mezzo miliardo investito da Parigi in due anni (2024-2026) nel progetto Bergerac, la Francia ha fornito a Kiev (da inizio guerra) solo 30mila proietti da 155 mm. Appena 3 giorni di consumo sul campo.

L’obiettivo per il 2024 è di produrne 100mila, di cui 80mila per la sola Ucraina anche attraverso il riciclo di munizionamento vecchio e riavviando il Made in France; produzione oggi in parte stanziata all’estero (in Svezia e Belgio).

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