Israele e Stati Uniti si preparano allo scenario peggiore, un attacco diretto allo Stato ebraico dall’Iran come rappresaglia per l’azione al consolato iraniano di Damasco, in Siria, che l’1 aprile ha ucciso un generale e sei ufficiali iraniani. Israele è in allerta, pronto all’attacco e alla difesa. Si lavora non solo all’ipotesi di un’azione ostile «imminente» per mano degli alleati islamisti di Hamas, quell’ «asse della resistenza» composta da Hezbollah e Houthi. Ma ci si tiene pronti anche al rischio di un attacco diretto dall’interno, dal suolo iraniano, uno scenario che potrebbe scatenare un confronto militare non solo fra Israele e Iran, ma anche fra Iran e Stati Uniti, dopo la promessa di Washington di «un impegno ferreo» nel difendere Israele. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu annuncia che Israele si sta preparando alle sfide su altri fronti oltre a Gaza e il capo del Comando Centrale degli Stati Uniti, il generale Michael Kurilla, è arrivato nello Stato ebraico per consultazioni con il ministro della Difesa Gallant e i vertici militari.
Sul piano diplomatico si lavora a un abbassamento della tensione, sul piano militare ci si prepara ai rischi peggiori. Secondo funzionari Usa, l’inviato statunitense per il Medioriente, Brett McGurk, ha chiesto ai ministri degli Esteri di Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Qatar, Turchia e Irak – di trasmettere all’Iran un messaggio da Washington sulla necessità di una de-escalation. La Casa Bianca ha detto a Teheran di non essere coinvolta nell’attacco al consolato e di non volere un allargamento del conflitto. Ma con Gerusalemme sa che tutto può succedere.
Non aiutano a stemperare la tensione le notizie da Gaza. Le trattative per il rilascio degli ostaggi e una tregua fra Israele e Hamas non avanzano e secondo stime di alcuni funzionari americani al Wall Street Journal, il timore è che molti dei 129 ostaggi a Gaza siano morti, non solo 34 come finora confermato dall’esercito israeliano. Le preoccupazioni sono cresciute dopo che Hamas ha dichiarato di non essere sicuro di poter liberare 40 ostaggi israeliani, semmai si arrivasse a un’intesa, perché non riesce a rintracciarli. In questo contesto, il ministro per la Sicurezza nazionale Ben Gvir ha annunciato l’intenzione di inasprire le condizioni dei detenuti palestinesi in Israele, oggetto dei negoziati, perché a centinaia sarebbero liberati in cambio degli ostaggi. «Operazioni mirate» proseguono nel centro di Gaza e raid nel sud, a Rafah, dopo l’uccisione di tre figli del leader politico di Hamas, Ismail Haniyeh, e quella ieri di uno dei finanziatori delle attività militari di Hamas a Rafah, Nasser Yakob Jabber Nasser. Il Cds Onu ha chiesto a Israele di fare di più per gli aiuti a Gaza.
Il governo ha annunciato l’apertura un nuovo valico nel nord della Striscia.