La Francia si colora con tutti i suoi maestri

La Francia si colora con tutti i suoi maestri

La mostra su Cézanne e Renoir al Palazzo Reale di Milano non è che un’appendice delle grandi celebrazioni per i 150 anni della stagione impressionista che la Francia intera inaugura a poche settimane da quel fatidico 15 aprile 1974. Fu quello il giorno in cui gli appartenenti alla «Societè anonyme des artistes, peintres, sculpteurs, graveurs» decisero di esporre le loro opere nello studio del fotografo Felix Nadar, sepolti pochi giorni dopo dal sarcasmo tranchant del critico Louis Leroy che, sulle pagine del giornale Le Chiarivari, stigmatizzò l’esposizione impressionista. Non avrebbe mai immaginato, Leroy, che proprio quel suo dispregiativo neologismo avrebbe accompagnato una delle correnti artistiche più celebrate dalla storia.

Il Musée d’Orsay (che degli Impressionisti conserva una delle più importanti collezioni al mondo) dedica all’anniversario del movimento una grande mostra organizzata in collaborazione con il Musée de l’Orangerie e la National Gallery of Art di Washington. «Paris 1874. Inventer l’impressionnisme» propone un suggestivo percorso che indaga alle origini dell’Impressionismo attraverso 130 opere, a cominciare proprio da quella prima esposizione corsara che riunì una trentina di artisti non proprio omogenei tra loro come stilemi, ma uniti da due paradigmi inseguiti già a partire dal decennio precedente: la pittura di strada (en plein air) e la rappresentazione dei temi della modernità, una cesura già molto netta rispetto alla pittura accademica insegnata dall’École des Beaux-Arts. Addio temi letterari o religiosi e, per quanto riguardava la tavolozza, addio agli impasti delle terre e degli ocra, a favore dei colori dell’iride. In merito allo stile, si diceva, di quei trentuno artisti soltanto sei o sette incarnavano i canoni impressionisti propriamente detti, ovvero la suggestione dell’aria e della luce attraverso il colore nelle diverse fasi del giorno, languida nostalgia del tempo che fugge. Quei parametri – che ebbero come padre nobile Claude Monet e come opera simbolo il suo Impressione, Sole nascente – trovarono come interpreti duri e puri soprattutto Renoir, Sisley e Bazille, cultori dei mutevoli e vaporosi paesaggi di Fontainebleau, delle acque della Senna e dell’Oise. Non certo Cézanne, troppe volte accomunato a quella rivoluzione e la cui predilezione per la plasticità delle forme lo hanno visto altresì pioniere di ben altra rivoluzione, quella cubista.

La grande mostra di Parigi, che l’8 settembre traslocherà alla National Gallery di Washington, è l’ammiraglia di un grand tour impressionista che toccherà numerose località della Francia, dalla Costa Azzurra alla Normandia, e aiuterà meglio a capire le influenze subìte da quegli artisti. A Le Havre, ad esempio, la mostra «Photographier en Normandie (1840-1890). Un dialogue pionnier entre les arts» (dal 25 maggio) evidenzia il ruolo decisivo svolto dalla regione agli albori della fotografia; in Normandia, del resto, il programma è particolarmente ricco grazie al Festival «Normandie Impressionniste» (fino al 22 settembre). Al Musée des Beaux-Arts di Tourcoing, nell’alta Francia, la mostra «Peindre la nature» riunisce per la prima volta nella regione 57 capolavori provenienti da collezioni nazionali. Al Museo d’arte moderna e contemporanea di Strasburgo, la mostra «Sensations et Impressions» accende i riflettori su come l’Impressionismo e il Postimpressionismo contribuirono a plasmare la modernità attraverso le opere di Sisley, Monet, Signac e Kandinsky. Tutta dedicata alla «neve», altra musa per quei pittori, è l’esposizione presso il Musée d’art Roger-Quilliot di Clermont-Ferrand, mentre le «ninfee» tanto care a Monet sono il tema di due mostre tematiche nei musei di Chartres e Ajaccio. L’esposizione «Berthe Morisot à Nice, escales impressionnistes» al museo Jules Chéret di Nizza ben focalizzerà l’impatto che i soggiorni di Morisot in Costa Azzurra ebbero sulla sua opera, in particolare in relazione a quella di Renoir e Monet, nonché dei suoi contemporanei che nello stesso periodo dipingevano in tutto il Mediterraneo.

Nel grand tour impressionista non mancano focus sulla storia di singoli capolavori o interpreti di quella stagione.

A Nantes, La partie de bateau di Gustave Caillebotte è esposta in una sala che presenta la pittura paesaggistica «acquatica» dell’epoca impressionista (fino al 23 giugno); a Montpellier, il Musée Fabre accoglie i due capolavori di Édouard Manet Le Fifre e il ritratto di Émile Zola, in prestito dal Musée d’Orsay; e ancora, il museo di Bordeaux rende omaggio all’arte della modernitè ospitando due grandi capolavori: Le Balcon di Édouard Manet e La cabane des douaniers di Monet.

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